sabato 6 dicembre 2014

Enzo Cogno nel ritratto di Chersicla

Aperta dal 7 novembre, la mostra personale di Enzo Cogno, intitolata "Antinomie" e dedicata specificamente alla sua produzione astratto-geometrica (cioè a quelle opere che - come sottolinea Giuseppina Dal Canton nel catalogo - "suggeriscono illusoriamente effetti di profondità rimanendo su un piano puramente bidimensionale o sono serigrafie incollate con estrema precisione su superfici a rilievo, cioè spessori geometrici di cartone perfettamente ritagliati e politissimi, tali quindi da dar luogo ad una, sia pur minima, profondità reale") si è arricchita di un pezzo singolare e inaspettato: il ritratto che all'artista ha dedicato Bruno Chersicla, amico dai tempi di "Raccordosei", il gruppo costituitosi nel 1964 e costituito anche da Miela Reina, Nino Perizi, Lilian Caraian e Claudio Palcich.
Coerente con il suo stile Chersicla ha utilizzato la tecnica delle sculture scomponibili ma è riuscito a inserirvi magistralmente l'allusione alla geometria. La scultura è stata concessa in prestito da Andrea Chersicla, figlio dell'artista scomparso nel 2013.

domenica 30 novembre 2014

Un pittore da riscoprire: Giuseppe Lorenzo Gatteri

Il 1° dicembre 1884 moriva a Trieste uno dei pittori più popolari e amati dell'Ottocento triestino, Giuseppe Lorenzo Gatteri. Artista dotato di un talento naturale, che a poco più di dieci anni gli assicurò la fama di enfant prodige, restò sempre fedele a una concezione tradizionale dell'arte e coltivò per tutta la vita la pittura di storia, sulla scia della grande scuola veneziana che frequentò intorno alla metà del secolo, prima di tornare definitivamente a Trieste. Morto a soli cinquantacinque anni, lasciò un vuoto nel mondo artistico triestino anche per l'impegno e la passione con cui si era battuto per l'italianità di Trieste.
A Gatteri il Museo Revoltella dedicherà a breve un incontro pubblico in cui la conservatrice Susanna Gregorat e la storica dell'arte Francesca Nodari parleranno della catalogazione, appena terminata, delle opere di Gatteri appartenenti al Museo Revoltella.
Di seguito alcuni testi tratti dalla mostra "Arte e Nazione. Dagli Induno a Fattori nelle collezioni del Museo Revoltella" (2011) di cui sta per uscire il catalogo.   >>>>>

domenica 16 novembre 2014

I corsi di storia dell'arte del Museo Revoltella


Sulla scia di una ormai consolidata tradizione, iniziata nel 2000 col primo corso di storia dell’arte tenuto al Museo Revoltella dalla professoressa Caterina Prioglio Oriani, accolto con molto entusiasmo dal pubblico, anche quest’anno viene proposta una serie di incontri che hanno carattere di “corso” poiché sono strutturati secondo un criterio di progressivo apprendimento della storia dell’arte.
I due corsi di storia dell’arte greca e romana e storia dell’arte moderna, per un totale di 21 lezioni, iniziano il giorno 24 novembre. Le lezioni si terranno nell’Auditorium del museo Revoltella. I vasti repertori di immagini proposti in powerpoint faranno anche riferimento agli strumenti e ai reperti che i partecipanti possono vedere sempre esposti nei musei. Per ciascun argomento trattato saranno consigliate dai docenti letture di approfondimento.

sabato 9 agosto 2014

la "domenica dei triestini" con invito a fotografare!

FOTOGRAFATE IL MUSEO! Come ogni mese, la seconda domenica è la giornata in cui i triestini (che siano nati, residenti o studenti) possono entrare liberamente nei musei civici. Anche domani, perciò, 10 agosto, chi voglia scoprire o riscoprire la storia della propria città troverà le porte aperte in queste strutture: il Museo Revoltella sarà visitabile dalle 10 alle 19; Museo di storia e arte e Orto lapidario dalle 9 alle 18; al castello di San Giusto si potrà dare un’occhiata all’armeria e al lapidario tergestino dalle 10 alle 18, e alle mura esterne dalle 9 alle 19. E ancora: porte aperte anche ai musei Teatrale, Orientale e Sartorio 10-18; Museo di Storia Patria e Morpurgo solo ma mattina dalle 9 alle 13; la Risiera di San Sabba farà orario continuato dalle 9 alle 19; e il Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez” rimarrà aperto dalle 10 alle 19. Magari può essere proprio l’occasione - se ancora non l’avete fatto - di dare una prima sbirciata al neo-inaugurato museo di via Cumano 22. Tra l’altro, lo ricordiamo, fino al 31 agosto il Museo de Henriquez sarà aperto gratuitamente con orario 10-19 (lunedì chiuso). Ma c’è un’altra sorpresa perché sarà una giornata all’insegna dello slogan “Fotografate tutto ciò che vi colpisce” per pubblicare poi le immagini più belle del nostro patrimonio sui social network, o per inviarle agli indirizzi Internet del Museo Revoltella (revoltella@comune.trieste.it) o dei Musei di Storia ed Arte (civicimusei@comune.trieste.it) . L’invito di domani, quindi, sarà quello di andare a caccia delle opere più amate e di riprodurle attraverso i vostri smartphone, apparecchi digitali, tablet e quant’altro offre la tecnologia attuale per diffondere il nostro prezioso patrimonio culturale.

sabato 2 agosto 2014

Musei senza frontiere una nuova rete unisce i musei del litorale

Musei senza frontiere/Muzeji brez meja. I Musei di Trieste (Civici e Castello di Miramare) e del Litorale sloveno hanno siglato un'innovativa convenzione: l'ingresso a solo 1 euro per ogni visitatore che abbia già acquistato (nei 20 giorni precedenti) un biglietto in uno dei musei del Paese vicino.
Un'iniziativa senza precedenti all'insegna della comune storia e cultura dell'area nord-adriatica e nello spirito dei trattati istitutivi dell'Unione Europea, per il pieno sviluppo delle culture degli stati membri.
Una significativa novità, destinata ad ancor meglio avvicinare le nostre popolazioni, far reciprocamente conoscere i rispettivi patrimoni culturali, accrescere ulteriormente la già proficua collaborazione fra le istituzioni museali e culturali a ciò deputate, è stata presentata nella stessa giornata, giovedì 31 luglio, in due conferenze stampa tenute al Museo regionale di Capodistria, e poi al Museo Revoltella di Trieste,  dove è stata illustrata la convenzione internazionale appena siglata tra la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del FVG e la locale Soprintendenza riguardo al Museo storico del Castello di Miramare, i Civici Musei – sia quelli storico-artistici che quelli scientifici – del capoluogo giuliano e i due maggiori musei del Litorale Sloveno: il Museo del Mare di Pirano e il Museo regionale di Capodistria. Convenzione che entrerà in vigore già da domani 1 agosto (per la durata di un anno, ma tacitamente prorogabile anche per il futuro) e che prevede l'ingresso a prezzo scontato, ovvero al solo costo di 1 Euro, in qualunque dei Musei aderenti, per ogni visitatore che abbia già acquistato, nei 20 giorni precedenti, un biglietto (indipendentemente se singolo, familiare o di gruppo) di un altro dei suddetti musei, situato nel Paese vicino.


Rossella Fabiani, Nicola Bressi, Maria Masau Dan, Luka Juri, Luka Caburlotto, Franco Juri
Non casualmente l’iniziativa è stata infatti denominata “Musei senza frontiere – Muzeji brez meja”, intendendo anche ispirarsi ai trattati istitutivi dell’Unione Europea e particolarmente al Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 laddove si afferma (all’art. 167) che “L’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune”.
E proprio a tale profondo retaggio comune, storico e culturale, che certamente contraddistingue l’intera nostra zona e tutta l’area dell’Adriatico nord-orientale, anche per la secolare comune convivenza nell’ambito dell’Impero d’Austria-Ungheria, si sono richiamati tutti gli intervenuti all’odierna conferenza stampa: Maria Masau Dan direttrice dei Musei Civici di Trieste e il direttore dei Civici Musei Scientifici Nicola Bressi, il direttore del Museo del Mare di Pirano Franco Juri, il direttore del Museo regionale di Capodistria Luka Juri, il Soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia Luca Caburlotto e la direttrice del Museo storico del Castello di Miramare Rossella Fabiani (tra i firmatari della convenzione anche il Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del FVG Pierpaolo Dorsi, oggi non presente alla conferenza).

In particolare, la direttrice dei Musei Civici Maria Masau Dan ha fortemente sottolineato come sia questa “la prima volta in assoluto che vede i musei di quest'area unire le forze per creare una rete per lo sviluppo e la valorizzazione reciproca del patrimonio culturale conservato. Un’occasione internazionale che consentirà tra l’altro – ha osservato – di instaurare ora anche un più concreto e diretto rapporto fra gli stessi Musei Civici cittadini e la struttura statale di Miramare. E, in ogni caso, un ulteriore e significativo passo verso quell’”Europa dei musei e della cultura” che riteniamo fondamentale per ancor più avvicinare e far incontrare i cittadini e le conoscenze dei diversi Paesi del Continente”.
Nella stessa ‘linea di pensiero’ il giovane direttore del Museo regionale di Capodistria Luka Juri che ha spiegato l’iniziativa con il desiderio di “stimolare la visita reciproca a istituzioni che rappresentano il meglio della nostra antica e comune tradizione culturale e museale. Visite e incontri che, specialmente in questo Centenario della Prima Guerra Mondiale, potranno ancor meglio far comprendere a tutti quale patrimonio fondamentale sia la pace e quale fu il livello di convivenza e di cultura quando tutti noi assieme facevamo parte di un “terzo” e unico Paese che oggi non esiste più” (il riferimento è ancora all’Impero A.U., n.d.r.). Concludendo con l’auspicio della costituzione di un’unica rete museale della nostra area.


E ancora, il direttore del Museo del Mare di Pirano Franco Juri per sottolineare l’importanza di “una cultura aperta a tutto il mondo”, i proficui rapporti già esistenti con i Musei triestini (e in questo caso in particolare con il Civico Museo del Mare di Campo Marzio) e per comunicare il pieno sostegno all’odierna iniziativa da parte del Ministero della Cultura della Slovenia espresso attraverso uno specifico messaggio inviato per l’occasione dal Ministro Uroš Grilc.
Dal canto suo, il Soprintendente Luca Caburlotto, recando anche il saluto e l’adesione della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici ed esprimendo la propria viva soddisfazione per un’iniziativa che sarà molto utile per superare non solo i residui confini geografici e culturali ma anche le barriere burocratiche che talvolta si sovrappongono, ha manifestato l’auspicio che l’intera “operazione” possa venir efficacemente ‘trainata’ in primo luogo dal Castello di Miramare grazie al suo consueto e crescente alto numero di visitatori. A proposito dei quali la direttrice Rossella Fabiani ha spiegato come si registri ora un nuovo aumento delle “cifre”, con oltre 129 mila presenze solo in questo primo semestre del 2014, con un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Incrementi segnalati da parte sua anche dal direttore dei Civici Musei Scientifici di Trieste Nicola Bressi che ha riferito di una crescita significativa in particolare del Museo di Storia Naturale di via dei Tominz – che in questo semestre ha già raddoppiato rispetto allo scorso anno – e di un’attesa di ulteriori forti incrementi “in sinergia” con il nuovo Museo “de’ Henriquez” appena inaugurato nella vicina via Cumano, premessa per un nuovo ‘polo’ museale cittadino nella zona di Montebello, fortemente attrattivo. “E non possiamo sottovalutare il fatto – ha concluso Bressi – che, nel loro insieme e allargando tutte le opportune reciproche sinergie e collaborazioni, i Musei dell’Alto Adriatico costituiscono un’”offerta” culturale senza paragoni per qualità, ampiezza e peculiarità delle proposte”.


Tutti concordi dunque nel considerare la nuova convenzione come un primo, rilevante passo verso una più ampia, comune promozione culturale e turistica transfrontaliera, oltre che un importante passaggio storico e simbolico per tutte le Istituzioni culturali di Trieste e del Litorale.

Proprio in questo spirito un’analoga conferenza stampa si era svolta poco prima, in mattinata e con gli stessi “protagonisti”, al Museo regionale di Capodistria.

domenica 20 aprile 2014

Anniversari. Enrico Prampolini a 120 anni dalla nascita


Qualcuno ha ricordato oggi l'anniversario della nascita di Enrico Prampolini, nato a Modena il 20 aprile 1894, esattamente centoventi anni fa e morto a Roma nel 1956? Probabilmente nessuno...
Noi lo ricordiamo per due motivi: perché negli anni venti è stato uno degli artisti futuristi che maggiormente hanno influenzato il movimento futurista giuliano, da Carmelich a Crali, e perché il Museo Revoltella possiede un'opera particolarmente interessante del suo ultimo periodo. Visto che anche Wikipedia dedica a questo artista una biografia molto scarna, pubblichiamo la scheda dell'opera e aggiungiamo anche qualche elemento in più sulla sua vicenda artistica.
Di Enrico Prampolini il Museo Revoltella possiede l'opera "Organismo plastico", olio e sabbia su tela, cm 100x100, datata 1953-54, acquistata alla Biennale di Venezia.
 
 
Alla Biennale del 1954 questo polimaterico era esposto nella sala personale dedicata all'artista, accanto ad altri venti lavori eseguiti nel lungo arco cronologico che va dal 1914 al 1954; nella stessa occasione è stato acquistato (per la somma di 180.000 Lire) dal Museo Revoltella - assieme alle opere di Moreni, Corpora, Castelli e a uno studio di Spazzapan - secondo una politica museale di acquisti indirizzata prevalentemente verso la tendenza non figurativa dell'arte italiana. L'opera è firmata e datata in basso a destra "E. PRAMPOLINI 53-54", ma è stata finora pubblicata con datazioni diverse, riferite tanto al 1953 quanto al 1954, poiché l'inventario del museo riporta la prima data, mentre il talloncino della Biennale - posto a tergo dell'opera - e una scritta autografa, rinvenuta dietro la riproduzione fotografica del suo archivio privato (come riferisce Menna in Prampolini, 1967, p. 253), la datano 1954. Non sembra, tuttavia, casuale il fatto che l'artista abbia riportato in calce all'opera la datazione 1953-54, intendendo forse far rilevare che essa è il frutto di un lungo lavoro di progettazione compositiva, documentato dai suoi due ultimi quaderni di studio (oggetto di una mostra organizzata nella galleria privata d'arte moderna "SM 13", di via Margutta a Roma, tra il marzo e l'aprile del 1969). Nel primo dei due taccuini - che reca sulla copertina l'iscrizione autografa "Capri - Roma - 1953-54" - sono stati eseguiti, a matita nera o colorata, 466 minuscoli progetti (spesso non più grandi di un francobollo) di pitture da cavalletto, mentre nel secondo - che riporta la dicitura "Capri - Roma - 1953-54-56" e s'interrompe in corrispondenza alla data della scomparsa dell'autore, nel giugno del 1956 - vi sono 450 bozzetti di piccole dimensioni di opere in gran parte mai realizzate. Tali taccuini sono importantissimi per comprendere l'iter creativo dell'ultimo Prampolini, poiché dimostrano che "il suo modo di pensare un quadro era quello di impegnarsi attraverso una serie di sequenze, variando e semplificando per rendere sempre più significante l'immagine successiva, fino a raggiungere una perfetta proporzione fra gli elementi compositivi, tale che potesse reggere a tutti gli attacchi del suo acuto spirito critico" (M. Conte, Presentazione della mostra "Prampolini. Gli ultimi taccuini di studio 1953 - 1956", Roma, SM 13, 1969)

In questa, come nelle altre opere dipinte da Prampolini nel secondo dopoguerra, le tematiche cosmiche e le ricerche polimateriche - derivate dalle sue esperienze nell'ambito dell'aeropittura futurista e nei gruppi parigini non figurativi "Cercle et Carré" e "Abstraction-Création", tra gli anni '20 e '30 - confluiscono in un linguaggio maggiormente attento alla forma geometrica dei campi cromatici e all'impaginazione degli stessi, al fine di dare all'opera d'arte un equilibrio ritmico-spaziale che le permette di esistere autonomamente, come un organismo dotato di leggi proprie. Anche la materia - nel caso in esame la sabbia, che ritroviamo nella campiutura in basso a sinistra e mescolata all'olio nella zona marrone - è "parte integrante della composizione polimaterica, i cui elementi formativi tendono a esprimere la continuità nella discontinuità, la dissonanza e l'assonanza di rapporti. Rapporti che, operando per contrasto, non valgono esclusivamente per la forma "dell'elemento-oggetto", quanto per la presenza biologica della materia stessa". (E. Prampolini, in Arte Polimaterica, Collana "Anticipazioni", n. 7, O.E.T. Roma, Edizioni del Secolo, 1944).

Anche Giuseppe Ungaretti, nel presentare la sala personale dell'artista alla Biennale di Venezia del 1954, ha evidenziato come, nella sua ultima produzione, "le tensioni, le dissonanze, le irradiazioni, le esplosioni, ogni violenza" trovino una superiore armonia nell' "infinita misura delle linee di forza" e "nel valore d'innovazione della materia che i rossi, che i gialli, che i bianchi, che i viola - l'uso stupefacente di tutto il giuoco degli innumerevoli neri - che i colori non più colori ma polpa stessa della materia affermano colmi di poesia". (G. Ungaretti, in XXVII Esposizione Biennale…, cat. mostra, Venezia 1954, pp. 127).
Nicoletta Bressan




PRAMPOLINI, Enrico
(Modena, 1894-Roma, 1956)
Frequenta a Roma, nel 1912, l’Accademia di Belle Arti dove è allievo di Duilio Cambellotti. Fin da quell’anno inizia a esporre (Montecatini), a realizzare le prime illustrazioni per riviste e a scrivere, di musica, teatro e arte per conto di alcuni periodici.
In contatto con i futuristi dal 1913, espone con essi, nel 1914, alla Galleria Futurista Sprovieri di Roma. L’anno successivo si avvicina particolarmente a Balla e alla sua produzione e nel 1916 entra in contatto a Roma con Tristan Tzara. Nel 1917 espone le sue opere alla Galleria Dada di Zurigo e, qualche mese più tardi, fonda la rivista “Noi” assieme a Sanminiatelli.
In questi anni Prampolini è molto attivo anche nell’ambito dello spettacolo, nella triplice veste di autore teatrale, scenografo e costumista (Thais di Bragaglia,1916; Teatro del colore di Ricciardi, 1920), costantemente in relazione con le sperimentazioni avanguardistiche europee. Tale esperienza lo condurrà ad istituire a Parigi, nel 1925, il Teatro della Pantomima Futurista.
Nel 1919, assieme a Mario Recchi, fonda a Roma la Casa d’Arte Italiana e, nell’ambito di una personale, presenta oggetti d’arredo da lui stesso disegnati.
Anche se residente a Parigi dal 1925, Prampolini, che nella capitale francese promuove (e vi partecipa) svariate esposizioni futuriste tra il 1923 e il 1932, mantiene i contatti con il suo paese mediante un’intensa attività espositiva, prendendo parte alle più importanti rassegne italiane. Oltre a partecipare, nel 1925, alla III Biennale romana, è presente l’anno successivo a Milano alla I Mostra del Novecento Italiano. Ancora nel ‘26, espone, assieme ai futuristi, alla XV Biennale di Venezia e alle successive edizioni della biennale (1928-38, 1942, 1950, 1954 e 1956) e partecipa a Roma alle Quadriennali, dal 1931 al 1939. Con la realizzazione di un affresco, nella Galleria degli Affreschi, prende parte alla V Triennale di Milano (1933), occasione a cui parteciperà ancora rispettivamente nel ’36, nel ’40 e nel ’54. Nel 1934 risulta inoltre tra i promotori della I Mostra Nazionale di Plastica Murale a Genova.
Dai tempi del suo esordio alla seconda guerra mondiale, l’artista modenese redige diverse pubblicazioni teoriche e manifesti futuristi, tra i quali, in ordine di tempo, Scenografia futurista (1915), L’arte meccanica (1923, in collaborazione con Paladini e Pannaggi), Aeropittura e superamento terrestre (1931) e Arte polimaterica (verso un’arte collettiva?), scritto nel 1944.
È inoltre tra i fondatori, nel 1945, dell’Art Club, associazione artistica romana, promotrice di esposizioni in Italia e all’estero.
Prampolini muore a Roma, il giorno successivo all’inaugurazione della Biennale veneziana del 1956.

sabato 19 aprile 2014

A Pasqua ingresso gratuito ai musei per tutti!

Siete in visita a Trieste? Avete un'occasione speciale per visitare i musei della città senza pagare nessun biglietto! L'Amministrazione comunale di Trieste sta facendo dal 2012 un grande sforzo di promozione dell'offerta museale cittadina, che si è tradotto non solo nelle tante iniziative di rinnovamento degli allestimenti delle sedi, nell'organizzazione di mostre ed eventi, nell'ampliamento dell'offerta didattica, ma anche nella concessione di aperture gratuite per i residenti, che hanno risposto con entusiasmo affollando - ogni seconda domenica del mese - i tanti musei che dipendono dal Comune.
Per la domenica di Pasqua 2014, invece, il privilegio si estende a tutti, residenti e turisti, cioè a qualsiasi visitatore si presenti al Museo Revoltella, nei Musei civici di storia ed arte (Castello di San Giusto, Civico Museo di Storia ed Arte, Museo Sartorio, Museo d'arte orientale, Museo Teatrale Schmidl) e nei Musei Scientifici (Museo di storia naturale, Museo del Mare, Acquario, Orto botanico) e desideri scoprire i tanti tesori che vi sono conservati.
Ecco una galleria di immagini del Museo Revoltella dove si è aperta da poco una mostra, che in realtà è un riallestimento della galleria d'arte moderna, intitolata "Salon Revoltella. Il museo e le sue opere".
Il giorno di Pasqua sarà aperto gratuitamente dalle 10 alle 19.










domenica 13 aprile 2014

"Salon Revoltella". Il Museo, le sue opere, i suoi autori

Da qualche giorno è terminato il nuovo allestimento del Museo Revoltella di Trieste, nel quale si possono vedere più del doppio delle opere (da 300 a 700) che nel 2013 erano esposte nelle sale del palazzo baronale e della Galleria d’arte moderna. Infatti, dopo una lunga opera di studio, di catalogazione e di restauro collegata a un completo lavoro di revisione degli inventari e di riorganizzazione dei depositi, che ha interessato più di mille pezzi, si è ritenuto giusto offrire ai visitatori la possibilità di esporre, oltre alle trecento opere normalmente distribuite nelle sale, altre quattrocento che di solito sono conservate in deposito e sono visibili solo su richiesta.

Nella maggior parte le opere aggiunte riguardano i pittori triestini di cui il museo possiede un vasto repertorio che tuttavia non può mai essere presentato al completo. In questo nuovo percorso invece, ciascun autore è presente con tutte le opere che figurano nell’inventario, naturalmente esposte in modo da utilizzare al massimo lo spazio e non sempre in condizioni di perfetta visibilità (proprio come nei famosi “Salon” parigini), ma è sicuramente meglio documentato in tutte le fasi della sua carriera grazie anche a molte opere inedite che non erano mai state viste. >>>

martedì 4 marzo 2014

Conversazioni sul contemporaneo al sesto piano

Nell'ambito delle attività che vanno sotto il titolo "Revoltella contemporaneo", e che si svolgono in parallelo alla mostra "Museo illuminato" (quattordici artisti in dialogo con gli ambienti ottocenteschi di Palazzo Revoltella), il curatore Lorenzo Michelli propone ogni settimana una conversazione su aspetti e figure significative dell'evoluzione dell'arte contemporanea, dagli anni Sessanta ad oggi.
Le conversazioni hanno luogo al 6° piano, in mezzo alle opere di Fontana, Burri, Pomodoro, Capogrossi, ecc.
Il prossimo appuntamento è domani, mercoledì 5 marzo 2014 alle ore 17,30. Tema: Il "Palazzo Enciclopedico" della Biennale di Venezia: una piattaforma per le mille forme artistiche attuali.

Nell'ottica dell'individuazione delle ricerche emergenti nell'attualità, l'ultima edizione della biennale veneziana rappresenta infatti un ottimo strumento di indagine.
E’ per questo motivo che proprio questa rassegna è stata scelta dal curatore di questo ciclo di conversazioni, Lorenzo Michelli, come ultimo tema di analisi, con lo scopo di individuare alcune linee di ricerca e le proposte innovative che segnano il panorama artistico internazionale.

Il Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni ha sopreso gli spettatori innanzittutto per il nuovo taglio curatoriale attraverso il quale è stata costruita la mostra.
Il giovane critico infatti,  con grande competenza e conoscenza, ha proposto un’incredibile miscellanea di opere ed autori, molti appartenenti al passato, creando di fatto un cortocircuito  estetico tra storia e contemporaneità.

Nel corso dell'incontro verranno proiettate e descritte molte immagini scattate ai Giardini e all’Arsenale con l’obiettivo di evidenziare le numerose forme in cui l'artista contemporaneo - e in questo caso più che mai anche il curatore -  si esprime.
La grande rassegna del 2013 - che tra l’altro ha riscosso un ottimo successo di pubblico a testimoniare che l’arte contemporanea incuriosisce ed attrae - ha messo in evidenza una serie di ricerche anche molto distanti fra loro; avvicinare queste opere, verificare le similitudini e le differenze con cui operano gli artisti, cercare agganci con il passato o con l’attualità è apparso, in questa edizione della Biennale, più che mai naturale, proprio perché la proposta curatoriale è stata molteplice, diversificata e ben orchestrata: il curatore si è fatto abile regista di suggestioni e lo spettatore ha potuto immergersi in una proposta di cui si è sentito parte integrante.

La Biennale, proprio per la sua cadenza e per il forte spirito internazionale che la contraddistingue, è il luogo perfetto per comprendere di volta in volta la ricerca contemporanea nella sua evoluzione e anche per chiarire i rimandi con l’arte del passato: è in sostanza una piattaforma generale per le ide, che dimostra che l’arte non è morta ma più viva che mai.

domenica 16 febbraio 2014

Ricordo di Dino Predonzani a 100 anni dalla nascita

Oggi, 16 febbraio 2014 ricorre il centenario della nascita di un grande artista triestino, Domenico (Dino) Predonzani, nato a Capodistria il 16 febbraio 1914 e morto a Trieste il 18 aprile 1994.  Certamente si tratta di una delle figure più interessanti e forse meno sondate nell’ambito dell’arte giuliana del secondo dopoguerra. Predonzani non è stato solo un pittore aperto alla ricerca e ai nuovi linguaggi, sperimentatore di tecniche e materie, è stato anche finissimo disegnatore, incisore, decoratore per le navi di linea (nella foto vediamo un bozzetto a tempera, intitolato L'atollo,  eseguito nel 1953 per la motonave Victoria) annoverato tra i fondatori e gli insegnanti dell’Istituto Statale d’Arte di Trieste, sorto nel 1955. Sin dagli esordi, negli anni Trenta, si è dedicato all’affresco, al mosaico, alle arti applicate ponendosi come un artista particolare, complesso, problematico. Tra tutti gli artisti vissuti e attivi a Trieste nel cinquantennio, tormentato e cruciale, che va dalla fine degli anni trenta agli anni settanta del Novecento, sembra il più vicino alle tensioni esistenziali di certa lirica del Novecento, Montale innanzitutto. A tale vena lirica lo accomuna il senso di incolmabile solitudine che il trauma della guerra ha sollevato e il periodo postbellico non ha mai placato, l’intima consapevolezza del male di vivere’, del dolore dell’uomo e della sua costante ricerca di uno spiraglio d’uscita tra i grovigli che lo avviluppano e le barriere che lo ostacolano, una via di salvezza che i poeti trovano nella parola e un pittore come Predonzani trova soprattutto nelle varie espressioni della sua arte.
Il percorso pittorico e decorativo di Dino Predonzani, guidato sempre dall’inclinazione alla sintesi e all’universale, si sviluppa attraverso due esperienze fondamentali: la pittura in qualità di espressione lirica e privata, dell’intimo, dell’animo, della mente e del sogno; la decorazione, in particolare quella delle navi passeggeri, condotta per oltre venti anni, avviata con i progetti monumentali e le tecniche tradizionali degli esordi (affresco e mosaico), continuata con la decorazione sulle navi, ma anche con le decorazioni di terra, interventi all’interno di edifici di culto e scenografie per alcune opere teatrali. Il Museo Revoltella nel 2005 ha dedicato al pittore capodistriano la prima mostra antologica, intitolata “Sogni di mare e di terra”, che ha offerto l’occasione di vedere tutta la vasta e ramificata attività dell’artista, riunendo non solo oltre un centinaio di opere pittoriche e grafiche, ma anche un nucleo assai cospicuo e importante, in gran parte inedito, delle opere di decorazione navale. Tra le opere inedite, mai viste a Trieste, si collocavano anche alcuni lavori degli esordi: lo straordinario cartone esecutivo per l’affresco “Attesa ai ludi sportivi”, con cui Predonzani, giovanissimo, vinse il concorso per l’affresco alla XXI Biennale d’Arte di Venezia del 1938 e i bozzetti policromi (tempera su tavola) dedicati all’”Apoteosi di Roma” di cui vediamo qui "Roma imperiale",

eseguiti nel 1940 e suddivisi in due serie di quattro, con cui fu ammesso alla selezioni di primo e secondo grado del concorso per la decorazione in mosaico del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi (arch. Adalberto Libera), a Roma, in occasione della celebre, e mai realizzata, Esposizione Universale del 1942, nota come E42. La mostra, curata da Luisa Crusvar con la collaborazione di Natasha Pulitzer, creò un percorso che includeva tutte le fasi e le svolte fondamentali nell’attività di Dino Predonzani. L’ampio catalogo, ancora disponibile nella libreria del Revoltella, propone vari testi e testimonianze, corredate da un vastissimo e inedito apparato iconografico (ed. Museo Revoltella, 2005; testi di Luisa Crusvar, Giulio Montenero, Livio Schiozzi, Serena Paganini, Natasha Pulitzer, progetto grafico: Polystudio di Francesco Messina). Gran parte delle opere proveniva dall’Archivio privato dell’artista, conservato dagli eredi, in particolare da Lia Brautti.

Due opere emblematiche:

Figura, 1949
Museo Revoltella
olio su tela, 91x65,5 cm
firmato e datato: dinopredonzani 1949
Provenienza: acquistata dal museo alla Biennale di Venezia del 1950

L’opera è stata acquistata alla Biennale di Venezia del 1950, nell’ambito della quale Predonzani figurava tra gli artisti invitati ed esponeva nella XL sala, con altri dieci pittori (tra i quali il concittadino Carlo Hollesch), sei autori di opere in bianco e nero e con alcuni scultori, come Fausto Melotti e Luciano Minguzzi. Nella stessa occasione il Curatorio del Museo Revoltella aveva acquistato anche Composizione con scacchi di Romeo Daneo e Orto in Valle Lunga di Nino Perizi, sulla base di un piano d’incremento della collezione museale che, per rispondere alle numerose proposte di vendita di autori regionali, aveva stabilito di selezionare solo le opere già passate al vaglio di giurie ufficiali come quelle della Quadriennale di Roma o la Biennale di Venezia (si veda in proposito M. Masau Dan, “L’ansia della contemporaneità” in Anni fantastici, p. 58).
Questo dipinto appartiene ad una fase molto importante del percorso artistico di Predonzani che, allievo di Grego-Maier, Sibellato e Cadorin, aveva conseguito a Venezia, nel 1938, la maturità artistica e la licenza dell’Accademia di Belle Arti; sempre nel ’38 aveva vinto il concorso per l’affresco alla Biennale di Venezia – dov’era tornato ad esporre, su invito, dieci anni più tardi - mentre nel 1949 aveva preso parte alla V Quadriennale di Roma e si era aggiudicato il I Premio alla “Mostra della Montagna” di Gorizia. Risale a quest’ultimo anno anche il presente lavoro, che rivela il raggiungimento della piena padronanza dei mezzi espressivi da parte dell’autore. Egli si dimostra qui particolarmente originale tanto nella scelta della gamma cromatica, dove stridono le tinte fredde e metalliche dei grigio-azzurri e il rosso acceso del piano dietro la figura, quanto nella resa del soggetto: una sproporzionata figura ermafrodita seduta su una sedia, come compressa all’interno dello spazio pittorico. La testa racchiusa nelle spalle, l’espressione mesta dello sguardo e il ventre pingue sembrano alludere, al pari della rosa stretta nella mano destra, che inizia a perdere le foglie, alla fugacità della vita e della bellezza. L’ambientazione da quinta teatrale, l’atmosfera sospesa e le ombreggiature del tutto inverosimili traspongono la scena in una dimensione enigmatica e surreale, forse ispirata dalla pittura visionaria del suo maestro veneziano Ercole Sibellato.
Il netto contrasto tra i due colori primari, rosso e blu, caratterizza anche un’altra opera di Predonzani di proprietà del Museo Revoltella, ossia la Natura morta datata 1948 e pervenuta nel 1955 grazie alla donazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio zone di confine. Nella produzione degli anni ’60 lo stile di Predonzani evolve verso l’astrazione, come documenta l’opera Composizione caduta, acquistata dal Revoltella nel 1972. Gli echi espressionisti, metafisici, surreali e astratti, rintracciabili nella sua produzione ad olio e nella grafica, convivono con un moderno classicismo nelle sue decorazioni navali, alle quali Predonzani si è dedicato a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta.
(Nicoletta Bressan)
Fonderia, 1959
Collezione RAI Sede regionale del Friuli Venezia Giulia
Tecnica mista su tela, cm 76x118

 
“(…) Non è un caso che anche l’opera di Dino Predonzani, un altro protagonista del dopoguerra a Trieste, rappresenti una netta cesura tra due fasi della sua carriera. Predonzani non si era inserito, come la gran parte degli artisti contemporanei, nel filone post-cubista, ma, sulla solida base del classicismo novecentista da cui era partito negli anni Trenta, aveva innestato una ricerca nell’inconscio (legata a drammatiche esperienze di deportazione) che, dando vita a una realtà deformata e inquietante, lo aveva avvicinato al surrealismo. Ma, verso la fine degli anni Cinquanta, anche per le contemporanee esperienze di decoratore navale, che lo portano a sperimentare le molte possibilità della materia, Predonzani si converte decisamente a una pittura astratto-informale, nella quale riversa con esiti piuttosto brillanti tutto il suo raffinato mestiere. Fonderia è un’opera del 1959 particolarmente rappresentativa della fase materica di Predonzani, da cui sparisce ogni traccia di figurazione e l’artista lavora sull’organizzazione dello spazio e sulle superfici, facendo affiorare incrostazioni, crepe, fenditure, colate, grumi che addensano la luce e lasciano intravvedere oscure profondità. Di lì a poco (1960), per la nave Leonardo da Vinci, Predonzani eseguirà dei pannelli decorativi sul tema dei “Fiumi sotterranei”.”
(Dal catalogo della mostra “Era il 1964. La collezione d’arte della RAI per il nuovo palazzo”
Maria Masau Dan e Isabella Reale, “Arte e territorio. La collezione d’arte della RAI”)

Altre opere di Dino Predonzani:



 Dino Predonzani
Turbonave Conte Biancamano, 1949. Bozzetto per la decorazione parietale degli ambienti di prima classe, su progetto dell'architetto Gustavo Pulitzer. Tempera su cartoncino, Archivio Predonzani.
 
La nave faceva servizio come nave passeggeri per il Sud America e Predonzani, per la decorazione delle pareti, si ispira all'arte precolombiana e propone una sintesi di motivi legati alla meta del viaggio: frammenti archeologici, piante tropicali, nature morte, pezzi di mura, anfore, ecc.
 
 
 
Dino Predonzani, Figura, 1952, olio su tela; Figura nera, 1952, olio su tela; Composizione con metamorfosi, 1955 olio su tela.
 
Nella fase degli anni Cinquanta sui paesaggi desolati di Predonzani si inserisce un altro tema, quello delle metamorfosi. Mantenendo sempre la linea dell'orizzonte il quadro accoglie uova cosmiche ed enormi ossi di seppia, in qualche caso avvolti da spirali angoscianti di sterpi, che tentano di assumere improbabili aspetti umanoidi, ergendosi su prolungamenti sottili come stecchi, o trasformandosi in idoli, manichini o simulacri che trivellano il terreno con le loro rigide e levigate zampe di ragno (Luisa Crusvar)


lunedì 10 febbraio 2014

Un autore al giorno: Giovanni Muzzioli, di Modena


Tra i primi acquisti fatti dal Museo Revoltella pochi anni dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1872, c'è un dipinto di soggetto storico firmato dal modenese Giovanni Muzzioli (1854-1894), "L'offerta nuziale". A quel tempo (era il 1884) il Curatorio del museo, cioè l'organismo di gestione a cui erano affidate le scelte delle opere da acquistare, aspirava ad entrare in possesso di soggetti storici, ritenuti di maggiore pregio rispetto ai paesaggi, ai ritratti e alle scene di genere già posseduti.

 
Oggi parliamo dell'autore di questo dipinto per ricordare i 160 anni esatti dalla sua nascita, il 10 febbraio 1854 e i 120 dalla sua morte, avvenuta nel 1894. Morì dunque a soli quarant'anni.
Il dipinto presenta una ricostruzione del rito nuziale romano con una fedeltà assoluta ai dati documentari e archeologici. Anche la composizione, rigidamente compresa tra il piano del riguardante e il basamento del tempio, decorato di bassorilievi e coronato dall'elegante balaustrata marmorea, ribadisce il senso "classico" di ordine e misura suggerito anzitutto dalla nitida tecnica esecutiva. Anche la scelta rigorosa e "purista" dell'illuminazione zenitale é funzionale alla chiarezza visiva di Muzzioli, che dimostra anche in questa occasione, di subire il fascino della ricerca verista di Alma Tadema e della contemporanea scuola accademica anglosassone.

L'opera costituisce uno degli acquisti auspicati dal conservatore Alfredo Tominz nella relazione al Curatorio del Museo sull'Esposizione Nazionale di Torino del 1884, dove il dipinto si trovava in mostra nella sala XXI. Richiesti a Torino i prezzi dei dipinti, l'opera é dichiarata vendibile per 5.500 lire. Contattato direttamente l'autore se ne ottiene un ribasso a lire 4.000. Il pittore accetta l'offerta e ringrazia il Curatorio per aver scelto l'opera che, sottratte le 25 lire necessarie per la spedizione, viene pagata all'autore lire 3.975.

Il dipinto fu esposto nel 1894 alla mostra organizzata per commemorare l'artista in Modena, ma il prestito non venne concesso per l'esposizione veneziana del 1903.

L'”Offerta nuziale” si configura come uno degli esiti migliori del pittore modenese e si colloca nel pieno della sua maturità artistica. La tela era stata così segnalata da Tominz: " ... ha molti pregi per l'artista essendo lavoro di una tecnica eccezionale, ma non di grande effetto per l'occhio profano". Il dipinto presenta una ricostruzione del rito nuziale romano con una fedeltà assoluta ai dati documentari e archeologici. Anche la composizione, rigidamente compresa tra il piano del riguardante e il basamento del tempio, decorato di bassorilievi e coronato dall'elegante balaustrata marmorea, ribadisce il senso "classico" di ordine e misura suggerito anzitutto dalla nitida tecnica esecutiva. Anche la scelta rigorosa e "purista" dell'illuminazione zenitale é funzionale alla chiarezza visiva di Muzzioli, che dimostra anche in questa occasione, di subire il fascino della ricerca verista di Alma Tadema e della contemporanea scuola accademica anglosassone.

 

Muzzioli Giovanni

(Modena 1854 - ivi 1894)

Modenese di nascita, inizia il proprio alunnato artistico presso la locale Accademia manifestando, sin dall'inizio, una certa propensione alle istanze veristiche che sembrano avvicinarlo al linguaggio di Domenico Morelli. E’ questo il caso del giovanile Torquato Tasso all'Ospedale di Sant'Anna (Modena, Galleria Poletti) che gli vale il Premio Poletti nel 1872. In virtù della conseguente borsa di studio, l'artista ha modo di soggiornare a Roma per un triennio (1873-75), durante il quale è allievo di Podesti, e a Firenze per il successivo 1876. Nel dipinto Poppea si fa portare la testa di Ottavia del 1875 (Modena, Galleria Poletti), Muzzioli propone una ricostruzione storica minuziosa, inverata da un linguaggio formale realistico, forse sostenuto dall'ausilio del mezzo fotografico, come anche ne La danza delle spade del 1878 (Modena, Raccolta Provinciale). Questo linguaggio veristico applicato alla puntigliose ricostruzioni d'ambiente per i soggetti storici  hanno indotto la critica a definirlo un Alma Tadema italiano. Concorrono in effetti alla determinazione del suo stile vari  influssi, che hanno modo di esercitarsi per la frequentazione dello studio di Nino Costa, dove il Muzzioli può incontrare Leighton e, appunto, Alma Tadema, i rappresentanti del classicismo accademico inglese.

A partire dagli anni Ottanta la pittura di Muzzioli, trasferitosi a Firenze dal 1876 e divenuto artista di fama consolidata anche oltre i confini nazionali, si avvicina agli esiti dei macchiaioli del Caffè Michelangelo, che frequenta insieme a Lega e Fattori. Si ricordano per questi anni Al tempio di Bacco (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), premiato a Milano nel 1881, l'Offerta Nuziale (Trieste, Museo Revoltella), in mostra a Torino nel 1884,  e il Baccanale esposto a Milano nel 1886 e poi a Parigi , al Salon del 1889.

I Funerali di Britannico (Ferrara, Museo Civico d'Arte Moderna) sono considerati il suo capolavoro. L'opera, esposta a Bologna nel 1888 tra gli applausi della critica, sembra indirizzarsi verso le esperienze cromatiche che saranno proprie del divisionismo.

La produzione tarda si pone sulla linea dei macchiaioli, con quadri di paesaggio in cui l'attenzione luministica, da sempre filo conduttore nell'arte di Muzzioli, trova il modo di sganciarsi dalla solida impalcatura disegnativa che caratterizzava la pittura a soggetto storico. Notevoli anche le prove nel campo della pittura di genere e della ritrattistica: un nucleo consistente di ritratti si trova al Museo Civico di Modena, la città natale che lo vide rientrare da Firenze per morirvi, a soli quarant'anni, nel 1894.
scheda di A. Drigo

venerdì 7 febbraio 2014

Le immagini della serata dedicata a Ugo Guarino

Mercoledì 5 febbraio nell'auditorium del Museo Revoltella si è parlato di Ugo Guarino, della sua opera di pittore, scultore e grafico, della sua collaborazione con il team di Franco Basaglia nella Trieste dei primi anni Settanta, della sua lunghissima collaborazione con il "Corriere della Sera".
Nelle foto di Gianni Peteani alcuni momenti dell'incontro.


















martedì 4 febbraio 2014

Chi è Ugo Guarino? Omaggio all'artista dal Museo Revoltella


A Ugo Guarino, pittore, scultore e grafico, nato a Trieste nel 1927 e tuttora presente sulla scena nazionale con la vignetta che ogni giorno correda la pagina delle “Lettere e commenti” del “Corriere della Sera”, il Museo Revoltella dedica un incontro a più voci che si terrà mercoledì 5 febbraio 2014, alle ore 18, nell’auditorium del museo, non solo per rendere omaggio a un grande artista legatissimo alla sua città  alla vigilia del suo ottantasettesimo compleanno, ma anche per dare al pubblico alcune anticipazioni sulla grande mostra che si sta preparando in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera, e che verrà inaugurata tra maggio e giugno.
Interventi: Franco Miracco, Maria Masau Dan, Francesca Tramma e Silvia Magistrali (Fondazione Corriere della Sera di Milano), Michele Zanetti, Peppe Dell’Acqua, Franco Rotelli, Guido Botteri e Claudio Ernè  >>>

sabato 11 gennaio 2014

Ricominciano il 12 gennaio le "domeniche dei triestini"

Anche quest’anno il Comune di Trieste ha deciso di concedere l’ingresso gratuito ai musei civici, nella seconda domenica di ogni mese, ai nati o residenti in città e agli studenti. Si potrà entrare liberamente in tutti i musei di storia ed arte (Castello di San Giusto, Museo Sartorio, Museo d’arte orientale, Museo teatrale, Museo Morpurgo e Museo di storia patria) normalmente accessibili con biglietto e al Museo Revoltella. >>
 

Naturalmente si potranno vedere le mostre aperte in questo momento, che sono, al Museo Revoltella l’antologica di Jagoda Buic e la mostra d’arte contemporanea “Museo illuminato”(nella foto l'opera dell'artista croata Bozica Dea Matasic collocata nella sala da ballo di Palazzo Revoltella), al Museo d’arte orientale la mostra “Porcellane italiane della collezione Lokar” e la rassegna fotografica “Sguardi dal lontano Oriente”, al Museo Sartorio il nuovo allestimento dei capolavori provenienti dall’Istria, (che, in realtà è un’esposizione permanente).  
Al Museo teatrale sono ancora esposte le belle fotografie della mostra “Sights of Russia” che è stata allestita in occasione della visita a Trieste di Vladimir Putin.

Si informa che il Museo del Risorgimento (che comunque è nel gruppo dei musei a ingresso sempre libero, come la Risiera di San Sabba), resterà chiuso per lavori di manutenzione per tutto il mese di gennaio.