domenica 16 febbraio 2014

Ricordo di Dino Predonzani a 100 anni dalla nascita

Oggi, 16 febbraio 2014 ricorre il centenario della nascita di un grande artista triestino, Domenico (Dino) Predonzani, nato a Capodistria il 16 febbraio 1914 e morto a Trieste il 18 aprile 1994.  Certamente si tratta di una delle figure più interessanti e forse meno sondate nell’ambito dell’arte giuliana del secondo dopoguerra. Predonzani non è stato solo un pittore aperto alla ricerca e ai nuovi linguaggi, sperimentatore di tecniche e materie, è stato anche finissimo disegnatore, incisore, decoratore per le navi di linea (nella foto vediamo un bozzetto a tempera, intitolato L'atollo,  eseguito nel 1953 per la motonave Victoria) annoverato tra i fondatori e gli insegnanti dell’Istituto Statale d’Arte di Trieste, sorto nel 1955. Sin dagli esordi, negli anni Trenta, si è dedicato all’affresco, al mosaico, alle arti applicate ponendosi come un artista particolare, complesso, problematico. Tra tutti gli artisti vissuti e attivi a Trieste nel cinquantennio, tormentato e cruciale, che va dalla fine degli anni trenta agli anni settanta del Novecento, sembra il più vicino alle tensioni esistenziali di certa lirica del Novecento, Montale innanzitutto. A tale vena lirica lo accomuna il senso di incolmabile solitudine che il trauma della guerra ha sollevato e il periodo postbellico non ha mai placato, l’intima consapevolezza del male di vivere’, del dolore dell’uomo e della sua costante ricerca di uno spiraglio d’uscita tra i grovigli che lo avviluppano e le barriere che lo ostacolano, una via di salvezza che i poeti trovano nella parola e un pittore come Predonzani trova soprattutto nelle varie espressioni della sua arte.
Il percorso pittorico e decorativo di Dino Predonzani, guidato sempre dall’inclinazione alla sintesi e all’universale, si sviluppa attraverso due esperienze fondamentali: la pittura in qualità di espressione lirica e privata, dell’intimo, dell’animo, della mente e del sogno; la decorazione, in particolare quella delle navi passeggeri, condotta per oltre venti anni, avviata con i progetti monumentali e le tecniche tradizionali degli esordi (affresco e mosaico), continuata con la decorazione sulle navi, ma anche con le decorazioni di terra, interventi all’interno di edifici di culto e scenografie per alcune opere teatrali. Il Museo Revoltella nel 2005 ha dedicato al pittore capodistriano la prima mostra antologica, intitolata “Sogni di mare e di terra”, che ha offerto l’occasione di vedere tutta la vasta e ramificata attività dell’artista, riunendo non solo oltre un centinaio di opere pittoriche e grafiche, ma anche un nucleo assai cospicuo e importante, in gran parte inedito, delle opere di decorazione navale. Tra le opere inedite, mai viste a Trieste, si collocavano anche alcuni lavori degli esordi: lo straordinario cartone esecutivo per l’affresco “Attesa ai ludi sportivi”, con cui Predonzani, giovanissimo, vinse il concorso per l’affresco alla XXI Biennale d’Arte di Venezia del 1938 e i bozzetti policromi (tempera su tavola) dedicati all’”Apoteosi di Roma” di cui vediamo qui "Roma imperiale",

eseguiti nel 1940 e suddivisi in due serie di quattro, con cui fu ammesso alla selezioni di primo e secondo grado del concorso per la decorazione in mosaico del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi (arch. Adalberto Libera), a Roma, in occasione della celebre, e mai realizzata, Esposizione Universale del 1942, nota come E42. La mostra, curata da Luisa Crusvar con la collaborazione di Natasha Pulitzer, creò un percorso che includeva tutte le fasi e le svolte fondamentali nell’attività di Dino Predonzani. L’ampio catalogo, ancora disponibile nella libreria del Revoltella, propone vari testi e testimonianze, corredate da un vastissimo e inedito apparato iconografico (ed. Museo Revoltella, 2005; testi di Luisa Crusvar, Giulio Montenero, Livio Schiozzi, Serena Paganini, Natasha Pulitzer, progetto grafico: Polystudio di Francesco Messina). Gran parte delle opere proveniva dall’Archivio privato dell’artista, conservato dagli eredi, in particolare da Lia Brautti.

Due opere emblematiche:

Figura, 1949
Museo Revoltella
olio su tela, 91x65,5 cm
firmato e datato: dinopredonzani 1949
Provenienza: acquistata dal museo alla Biennale di Venezia del 1950

L’opera è stata acquistata alla Biennale di Venezia del 1950, nell’ambito della quale Predonzani figurava tra gli artisti invitati ed esponeva nella XL sala, con altri dieci pittori (tra i quali il concittadino Carlo Hollesch), sei autori di opere in bianco e nero e con alcuni scultori, come Fausto Melotti e Luciano Minguzzi. Nella stessa occasione il Curatorio del Museo Revoltella aveva acquistato anche Composizione con scacchi di Romeo Daneo e Orto in Valle Lunga di Nino Perizi, sulla base di un piano d’incremento della collezione museale che, per rispondere alle numerose proposte di vendita di autori regionali, aveva stabilito di selezionare solo le opere già passate al vaglio di giurie ufficiali come quelle della Quadriennale di Roma o la Biennale di Venezia (si veda in proposito M. Masau Dan, “L’ansia della contemporaneità” in Anni fantastici, p. 58).
Questo dipinto appartiene ad una fase molto importante del percorso artistico di Predonzani che, allievo di Grego-Maier, Sibellato e Cadorin, aveva conseguito a Venezia, nel 1938, la maturità artistica e la licenza dell’Accademia di Belle Arti; sempre nel ’38 aveva vinto il concorso per l’affresco alla Biennale di Venezia – dov’era tornato ad esporre, su invito, dieci anni più tardi - mentre nel 1949 aveva preso parte alla V Quadriennale di Roma e si era aggiudicato il I Premio alla “Mostra della Montagna” di Gorizia. Risale a quest’ultimo anno anche il presente lavoro, che rivela il raggiungimento della piena padronanza dei mezzi espressivi da parte dell’autore. Egli si dimostra qui particolarmente originale tanto nella scelta della gamma cromatica, dove stridono le tinte fredde e metalliche dei grigio-azzurri e il rosso acceso del piano dietro la figura, quanto nella resa del soggetto: una sproporzionata figura ermafrodita seduta su una sedia, come compressa all’interno dello spazio pittorico. La testa racchiusa nelle spalle, l’espressione mesta dello sguardo e il ventre pingue sembrano alludere, al pari della rosa stretta nella mano destra, che inizia a perdere le foglie, alla fugacità della vita e della bellezza. L’ambientazione da quinta teatrale, l’atmosfera sospesa e le ombreggiature del tutto inverosimili traspongono la scena in una dimensione enigmatica e surreale, forse ispirata dalla pittura visionaria del suo maestro veneziano Ercole Sibellato.
Il netto contrasto tra i due colori primari, rosso e blu, caratterizza anche un’altra opera di Predonzani di proprietà del Museo Revoltella, ossia la Natura morta datata 1948 e pervenuta nel 1955 grazie alla donazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio zone di confine. Nella produzione degli anni ’60 lo stile di Predonzani evolve verso l’astrazione, come documenta l’opera Composizione caduta, acquistata dal Revoltella nel 1972. Gli echi espressionisti, metafisici, surreali e astratti, rintracciabili nella sua produzione ad olio e nella grafica, convivono con un moderno classicismo nelle sue decorazioni navali, alle quali Predonzani si è dedicato a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta.
(Nicoletta Bressan)
Fonderia, 1959
Collezione RAI Sede regionale del Friuli Venezia Giulia
Tecnica mista su tela, cm 76x118

 
“(…) Non è un caso che anche l’opera di Dino Predonzani, un altro protagonista del dopoguerra a Trieste, rappresenti una netta cesura tra due fasi della sua carriera. Predonzani non si era inserito, come la gran parte degli artisti contemporanei, nel filone post-cubista, ma, sulla solida base del classicismo novecentista da cui era partito negli anni Trenta, aveva innestato una ricerca nell’inconscio (legata a drammatiche esperienze di deportazione) che, dando vita a una realtà deformata e inquietante, lo aveva avvicinato al surrealismo. Ma, verso la fine degli anni Cinquanta, anche per le contemporanee esperienze di decoratore navale, che lo portano a sperimentare le molte possibilità della materia, Predonzani si converte decisamente a una pittura astratto-informale, nella quale riversa con esiti piuttosto brillanti tutto il suo raffinato mestiere. Fonderia è un’opera del 1959 particolarmente rappresentativa della fase materica di Predonzani, da cui sparisce ogni traccia di figurazione e l’artista lavora sull’organizzazione dello spazio e sulle superfici, facendo affiorare incrostazioni, crepe, fenditure, colate, grumi che addensano la luce e lasciano intravvedere oscure profondità. Di lì a poco (1960), per la nave Leonardo da Vinci, Predonzani eseguirà dei pannelli decorativi sul tema dei “Fiumi sotterranei”.”
(Dal catalogo della mostra “Era il 1964. La collezione d’arte della RAI per il nuovo palazzo”
Maria Masau Dan e Isabella Reale, “Arte e territorio. La collezione d’arte della RAI”)

Altre opere di Dino Predonzani:



 Dino Predonzani
Turbonave Conte Biancamano, 1949. Bozzetto per la decorazione parietale degli ambienti di prima classe, su progetto dell'architetto Gustavo Pulitzer. Tempera su cartoncino, Archivio Predonzani.
 
La nave faceva servizio come nave passeggeri per il Sud America e Predonzani, per la decorazione delle pareti, si ispira all'arte precolombiana e propone una sintesi di motivi legati alla meta del viaggio: frammenti archeologici, piante tropicali, nature morte, pezzi di mura, anfore, ecc.
 
 
 
Dino Predonzani, Figura, 1952, olio su tela; Figura nera, 1952, olio su tela; Composizione con metamorfosi, 1955 olio su tela.
 
Nella fase degli anni Cinquanta sui paesaggi desolati di Predonzani si inserisce un altro tema, quello delle metamorfosi. Mantenendo sempre la linea dell'orizzonte il quadro accoglie uova cosmiche ed enormi ossi di seppia, in qualche caso avvolti da spirali angoscianti di sterpi, che tentano di assumere improbabili aspetti umanoidi, ergendosi su prolungamenti sottili come stecchi, o trasformandosi in idoli, manichini o simulacri che trivellano il terreno con le loro rigide e levigate zampe di ragno (Luisa Crusvar)


lunedì 10 febbraio 2014

Un autore al giorno: Giovanni Muzzioli, di Modena


Tra i primi acquisti fatti dal Museo Revoltella pochi anni dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1872, c'è un dipinto di soggetto storico firmato dal modenese Giovanni Muzzioli (1854-1894), "L'offerta nuziale". A quel tempo (era il 1884) il Curatorio del museo, cioè l'organismo di gestione a cui erano affidate le scelte delle opere da acquistare, aspirava ad entrare in possesso di soggetti storici, ritenuti di maggiore pregio rispetto ai paesaggi, ai ritratti e alle scene di genere già posseduti.

 
Oggi parliamo dell'autore di questo dipinto per ricordare i 160 anni esatti dalla sua nascita, il 10 febbraio 1854 e i 120 dalla sua morte, avvenuta nel 1894. Morì dunque a soli quarant'anni.
Il dipinto presenta una ricostruzione del rito nuziale romano con una fedeltà assoluta ai dati documentari e archeologici. Anche la composizione, rigidamente compresa tra il piano del riguardante e il basamento del tempio, decorato di bassorilievi e coronato dall'elegante balaustrata marmorea, ribadisce il senso "classico" di ordine e misura suggerito anzitutto dalla nitida tecnica esecutiva. Anche la scelta rigorosa e "purista" dell'illuminazione zenitale é funzionale alla chiarezza visiva di Muzzioli, che dimostra anche in questa occasione, di subire il fascino della ricerca verista di Alma Tadema e della contemporanea scuola accademica anglosassone.

L'opera costituisce uno degli acquisti auspicati dal conservatore Alfredo Tominz nella relazione al Curatorio del Museo sull'Esposizione Nazionale di Torino del 1884, dove il dipinto si trovava in mostra nella sala XXI. Richiesti a Torino i prezzi dei dipinti, l'opera é dichiarata vendibile per 5.500 lire. Contattato direttamente l'autore se ne ottiene un ribasso a lire 4.000. Il pittore accetta l'offerta e ringrazia il Curatorio per aver scelto l'opera che, sottratte le 25 lire necessarie per la spedizione, viene pagata all'autore lire 3.975.

Il dipinto fu esposto nel 1894 alla mostra organizzata per commemorare l'artista in Modena, ma il prestito non venne concesso per l'esposizione veneziana del 1903.

L'”Offerta nuziale” si configura come uno degli esiti migliori del pittore modenese e si colloca nel pieno della sua maturità artistica. La tela era stata così segnalata da Tominz: " ... ha molti pregi per l'artista essendo lavoro di una tecnica eccezionale, ma non di grande effetto per l'occhio profano". Il dipinto presenta una ricostruzione del rito nuziale romano con una fedeltà assoluta ai dati documentari e archeologici. Anche la composizione, rigidamente compresa tra il piano del riguardante e il basamento del tempio, decorato di bassorilievi e coronato dall'elegante balaustrata marmorea, ribadisce il senso "classico" di ordine e misura suggerito anzitutto dalla nitida tecnica esecutiva. Anche la scelta rigorosa e "purista" dell'illuminazione zenitale é funzionale alla chiarezza visiva di Muzzioli, che dimostra anche in questa occasione, di subire il fascino della ricerca verista di Alma Tadema e della contemporanea scuola accademica anglosassone.

 

Muzzioli Giovanni

(Modena 1854 - ivi 1894)

Modenese di nascita, inizia il proprio alunnato artistico presso la locale Accademia manifestando, sin dall'inizio, una certa propensione alle istanze veristiche che sembrano avvicinarlo al linguaggio di Domenico Morelli. E’ questo il caso del giovanile Torquato Tasso all'Ospedale di Sant'Anna (Modena, Galleria Poletti) che gli vale il Premio Poletti nel 1872. In virtù della conseguente borsa di studio, l'artista ha modo di soggiornare a Roma per un triennio (1873-75), durante il quale è allievo di Podesti, e a Firenze per il successivo 1876. Nel dipinto Poppea si fa portare la testa di Ottavia del 1875 (Modena, Galleria Poletti), Muzzioli propone una ricostruzione storica minuziosa, inverata da un linguaggio formale realistico, forse sostenuto dall'ausilio del mezzo fotografico, come anche ne La danza delle spade del 1878 (Modena, Raccolta Provinciale). Questo linguaggio veristico applicato alla puntigliose ricostruzioni d'ambiente per i soggetti storici  hanno indotto la critica a definirlo un Alma Tadema italiano. Concorrono in effetti alla determinazione del suo stile vari  influssi, che hanno modo di esercitarsi per la frequentazione dello studio di Nino Costa, dove il Muzzioli può incontrare Leighton e, appunto, Alma Tadema, i rappresentanti del classicismo accademico inglese.

A partire dagli anni Ottanta la pittura di Muzzioli, trasferitosi a Firenze dal 1876 e divenuto artista di fama consolidata anche oltre i confini nazionali, si avvicina agli esiti dei macchiaioli del Caffè Michelangelo, che frequenta insieme a Lega e Fattori. Si ricordano per questi anni Al tempio di Bacco (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), premiato a Milano nel 1881, l'Offerta Nuziale (Trieste, Museo Revoltella), in mostra a Torino nel 1884,  e il Baccanale esposto a Milano nel 1886 e poi a Parigi , al Salon del 1889.

I Funerali di Britannico (Ferrara, Museo Civico d'Arte Moderna) sono considerati il suo capolavoro. L'opera, esposta a Bologna nel 1888 tra gli applausi della critica, sembra indirizzarsi verso le esperienze cromatiche che saranno proprie del divisionismo.

La produzione tarda si pone sulla linea dei macchiaioli, con quadri di paesaggio in cui l'attenzione luministica, da sempre filo conduttore nell'arte di Muzzioli, trova il modo di sganciarsi dalla solida impalcatura disegnativa che caratterizzava la pittura a soggetto storico. Notevoli anche le prove nel campo della pittura di genere e della ritrattistica: un nucleo consistente di ritratti si trova al Museo Civico di Modena, la città natale che lo vide rientrare da Firenze per morirvi, a soli quarant'anni, nel 1894.
scheda di A. Drigo

venerdì 7 febbraio 2014

Le immagini della serata dedicata a Ugo Guarino

Mercoledì 5 febbraio nell'auditorium del Museo Revoltella si è parlato di Ugo Guarino, della sua opera di pittore, scultore e grafico, della sua collaborazione con il team di Franco Basaglia nella Trieste dei primi anni Settanta, della sua lunghissima collaborazione con il "Corriere della Sera".
Nelle foto di Gianni Peteani alcuni momenti dell'incontro.


















martedì 4 febbraio 2014

Chi è Ugo Guarino? Omaggio all'artista dal Museo Revoltella


A Ugo Guarino, pittore, scultore e grafico, nato a Trieste nel 1927 e tuttora presente sulla scena nazionale con la vignetta che ogni giorno correda la pagina delle “Lettere e commenti” del “Corriere della Sera”, il Museo Revoltella dedica un incontro a più voci che si terrà mercoledì 5 febbraio 2014, alle ore 18, nell’auditorium del museo, non solo per rendere omaggio a un grande artista legatissimo alla sua città  alla vigilia del suo ottantasettesimo compleanno, ma anche per dare al pubblico alcune anticipazioni sulla grande mostra che si sta preparando in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera, e che verrà inaugurata tra maggio e giugno.
Interventi: Franco Miracco, Maria Masau Dan, Francesca Tramma e Silvia Magistrali (Fondazione Corriere della Sera di Milano), Michele Zanetti, Peppe Dell’Acqua, Franco Rotelli, Guido Botteri e Claudio Ernè  >>>