Nella maggior parte le opere aggiunte riguardano i pittori triestini di cui il museo possiede un vasto repertorio che tuttavia non può mai essere presentato al completo. In questo nuovo percorso invece, ciascun autore è presente con tutte le opere che figurano nell’inventario, naturalmente esposte in modo da utilizzare al massimo lo spazio e non sempre in condizioni di perfetta visibilità (proprio come nei famosi “Salon” parigini), ma è sicuramente meglio documentato in tutte le fasi della sua carriera grazie anche a molte opere inedite che non erano mai state viste. >>>
Nella foto uno dei suoi ritratti più eleganti, Delia Benco (1925).
“Un artista magnifico: pittore e acquafortista…Il suo studio è già, di per stesso, un “milieu” d’arte di tutta la più strana e più originale arte dell’estremo Oriente, dai tappeti che coprono il pavimento, dai vasi che animano i tavoli, ai gingilli che popolano le scansie, ai quadri e alle stampe che occhieggiano un po’ da per tutto. Sembra d’essere in Giappone o in Cina e se non fossero i suoi lavori e se non fosse la presenza di quest’uomo tutto nervi e tutta “verve” – dall’aspetto un pochino giapponese perché glabro ed asciutto – l’illusione sarebbe completa.” (S. Sibilia).
Nato a Trieste nel 1875,
Bruno Croatto inizia il suo apprendistato artistico presso il pittore Giuseppe
Garzolini. Dal 1891 al 1892 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Monaco
avendo come insegnanti Aschbe e Hackl. Il Ritratto
di Giuseppe Garzolini del 1896 rivela pienamente l’influenza dell’ambiente
triestino di fine Ottocento, in cui decisiva è la presenza d’artisti come
Umberto Veruda e Arturo Rietti.
Nel 1897 partecipa per la
prima volta alla Biennale di Venezia, in seguito sarà presente dal 1912 al
1924. Inizia ad occuparsi di
grafica nel 1909. Le sue prime acqueforti sono legate al suo soggiorno ad
Orvieto, dove vive e lavora per due anni. Tratta oltre all’acquaforte anche
l’acquatinta e i suoi soggetti preferiti sono vedute di città italiane; nel
1910, tramite il legato di Carlo Cossitz, entra nelle collezioni del Museo
Revoltella una sua monotipia su cartone raffigurante L’Abbazia di San Gregorio a Venezia.
Come ci narra Sibilia:
“…Scoppiata la guerra si salvò dal servire l’Austria facendosi rinchiudere al
manicomio; pretendeva che la luna avesse un colore troppo carico; era
necessario blandirlo un po’: bastava mescolare a quel giallo un po’ di
turchino!…”
Diversi
esempi significativi sono rintracciabili nella ritrattistica del pittore
triestino; un quadro particolarmente raffinato è il Ritratto di Rodolfo Fogolin datato 1932, ora del Museo Revoltella (foto).
Il personaggio effigiato è un importante architetto amico del pittore; il
soggetto è stato ripreso sulla terrazza della sua villa romana, dalla quale si
gode una stupenda panoramica sui ruderi romani. In primo piano, in basso, è
possibile riconoscere inoltre I Quattro
Libri dell’Architettura di Andrea Palladio, un elegante dettaglio che ci permette
di distinguere subito la professione del personaggio ritratto.
Un altro
eccezionale dipinto del museo, intitolato Un
“adagio” di Schubert , (foto) raffigura invece “… sua moglie, seduta, serena e
assente, tutta tesa verso la musica, che si indovina splendida e quasi immota,
e pare scrutare, in un sorriso appena accennato, qualcosa che lei soltanto può
vedere…”. (Perrone)
Caratteristiche
poi della produzione di Croatto sono le nature morte, in cui è chiara la
conoscenza della scuola pittorica olandese. Il Museo Revoltella possiede Iridescenze, una misteriosa natura morta
eseguita a Roma nel 1939; anche nelle
collezioni della Cassa di Risparmio di Trieste sono presenti diversi quadri
dello stesso genere: Natura morta con
boccaletta (1947), Natura morta con
vasi di Murano (1948) e Natura morta
con il “leone” cinese (1948).
Numerose sono infine le
partecipazioni a mostre internazionali; nel 1929, per esempio, presenta un gruppo di
opere nella Galleria A. M. Reitlinger a Parigi: l’esposizione viene inaugurata
dall’ambasciatore italiano, il conte Manzoni, e il Direttore Generale delle
Belle Arti in Francia, visitando la mostra, acquista un dipinto per lo Stato
Francese.
Croatto muore a Roma nel
1948. “Nel suo studio in Via Margutta pennelli e tavolozza riposano per sempre,
e le tele incompiute sembrano attendere le sue mani vive e sensitive, le sue
mani meravigliose dalle quali sbocciavano in una gamma di colori paesaggi
soffusi di malinconia, gioielli iridescenti d’arte, dolci ritratti di donna e
fiori, quei fiori magici e strani dai bagliori e dalle trasparenze di sogno che
parevano trasportare in un magico strano mondo popolato da statue vive ed animato
da fantastica musica…” (Perrone).
Una delle opere dell'ultimo periodo, la Grande natura morta con cineserie del 1943, è giunta qualche anno fa nella collezione del Museo Revoltella. E' dominata al centro da un vaso di vetro di
foggia orientale di incredibile trasparenza, che contiene due spettacolari strelizie. Gusto per le qualità intrinseche di materiali diversi, specificamente prescelti
per le caratteristiche di lucentezza o trasparenza o sfericità, e sagace
capacità nell’accostamento appropriato dei colori, costituiscono le peculiarità
delle composizioni artistiche di questo pittore, che è stato anche un
eccellente incisore.
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