domenica 22 dicembre 2013

Museo illuminato. Arte contemporanea e nuovi percorsi museali


Tra antico e contemporaneo. Tra pubblico e privato. Tra interno ed esterno. Simbologia e realtà, luci e ombre. Soprattutto luci, come quelle dell’intervento “Punto” di Anna Pontel e del videomapping di Fulvio Sabbia, proiettate sulla facciata esterna del Revoltella, a creare una sorta di grande finestra-ponte tra la città e il polo d’arte moderna, tra l’austero palazzo nobiliare e le avanguardie artistiche.

Inaugurata la mostra “Museo illuminato, arte contemporanea e nuovi percorsi museali”, rassegna legata a doppio filo alla mostra “Corrispondenze d’arte” (settembre 2011) di cui è il naturale prolungamento, una sorta di sequel, ma con alcune differenze concettuali. >>>>

martedì 17 dicembre 2013

Intellettuali italiani e croati in uno "storico" incontro al Revoltella

Attorno a Jagoda Buic, protagonista della grande mostra aperta fino al 6 gennaio 2014 al Museo Revoltella, si sono incontrati sabato 14 dicembre al Museo Revoltella alcuni uomini di cultura che coltivano da sempre il dialogo fra la cultura italiana e la cultura croata: Gillo Dorfles, Dario Fertilio, Silvio Ferrari, Tonko Maroevic, Iva Grgic, Zvonko Makovic, Miroslav Gasparovic. Saluti introduttivi dell'assessore alla cultura del Comune di Trieste, Franco Miracco e della direttrice del Museo Revoltella Maria Masau Dan.
Al centro dell'attenzione il sempre vivace Gillo Dorfles, che, a 103 anni, si è mosso dalla sua residenza di Milano per raggiungere l'amica Jagoda, visitare la sua mostra e partecipare alla tavola rotonda di cui è stato l'indiscutibile protagonista, come dimostra il frammento video: https://www.youtube.com/watch?v=nHaWJmZpS7Y

Alcune immagini dell'incontro, riprese da Gianni Peteani,


Jagoda Buic interviene alla fine dell'incontro. Alle sue spalle Gillo Dorfles e Silvio Ferrari
 
Il tavolo dei relatori: Miroslav Gasparovic, Tonko Maroevic, Dario Fertilio, Franco Miracco, Gillo Dorfles, Silvio Ferrari, Iva Grgic
Luciano Semerani e Gillo Dorfles

Miroslav Gasparovic, Tonko Maroevic, Dario Fertilio
Dario Fertilio, Maria Masau Dan, Gillo Dorfles
Maria Masau Dan e Franco Miracco









 



venerdì 13 dicembre 2013

Jagoda Buic e Gillo Dorfles protagonisti al Revoltella



“Incontro tra due culture. ITALIA E CROAZIA IN DIALOGO” è il titolo di un incontro che avrà luogo domani, sabato 14 dicembre con inizio alle 17 al Museo Revoltella.

Nel Theatrum Mundi di Jagoda Buic va quindi in scena lo scambio di idee e di esperienze tra interpreti e fautori di due culture, quella italiana e quella croata, che a Trieste trovano un punto d’incontro e di scambio. Ospite d’onore è il critico d’arte Gillo Dorfles, testimone e icona di due civiltà così vicine, così lontane le cui radici tuttavia affondando nello stesso mare, il Mediterraneo. Mare Nostrum.....   >>>>

mercoledì 11 dicembre 2013

Quale futuro per le professioni dei beni culturali? Convegno a Trieste il 13 dicembre

Quando si parla dei problemi che mettono a rischio il futuro dei beni culturali si pensa di solito al degrado fisico del nostro patrimonio, all'abbandono dei monumenti, dei siti archeologici, di certi antichi palazzi. Ma c'è un pericolo molto più grave che incombe su questo settore, ed è la progressiva sparizione del personale scientifico e tecnico dai musei, dalle biblioteche, dagli archivi.
Chi va in pensione non viene sostituito, i posti di direttore sono in estinzione, concorsi non se ne fanno da decenni. Che futuro attende le nostre maggiori ricchezze, l'arte e l'archeologia, se non ci saranno storici dell'arte, archeologi, restauratori, archivisti, bibliotecari a prendersene cura?
L'allarme è stato lanciato dai professionisti del settore già molti anni fa, ma tuttora rimane praticamente inascoltato.  >>>>

lunedì 25 novembre 2013

In viaggio con Carlo Scarpa. Due conferenze alla Querini Stampalia


La Fondazione Querini Stampalia è impegnata da molti anni nella conservazione e valorizzazione dell’opera di Carlo Scarpa. In ricordo dell’intervento architettonico da lui realizzato negli anni Sessanta a piano terra di Palazzo Querini Stampalia, dal 1998 la Fondazione organizza una giornata di studi annuale sulla sua figura e sulla sua opera.
Quest’anno, il 28 e il 29 novembre, due conferenze indagheranno il rapporto di Carlo Scarpa con la letteratura di viaggio, dimostrando come questa fosse importante per la stesura dei suoi progetti.
“In viaggio con Carlo Scarpa” sara il leit motiv dei due appuntamenti a cura del Prof. J.K. Mauro Pierconti, docente di architettura e profondo conoscitore del maestro veneziano e del Giappone.
Il punto di partenza sara insolito, si prendera infatti spunto dalla sua biblioteca e dai libri di viaggio in essa custoditi, che ci sveleranno quanto essi siano stati una presenza costante e importante per l’architetto fin dagli anni della gioventù.
Il primo incontro, il 28 novembre, “Carlo Scarpa. Occasioni di viaggio, spunti di lettura” mettera in evidenza come per Scarpa fosse abituale immaginare terre lontane attraverso le pagine di un libro, accuratamente scelto e selezionato. E questo il caso di Costantinopoli, scrutata e immaginata anche attraverso le pagine del libro omonimo di Edmondo De Amicis. Ne verranno letti alcuni passi, scoprendo le note fatte da Scarpa, che saranno funzionali alla stesura di uno dei suoi progetti piu importanti, quello per la Tomba Brion di Altivole.
Verranno raccontate alcune tappe del suo viaggio in Giappone attraverso la lettura di alcuni passi e note tratti dai suoi libri, per un racconto che giungera, anche attraverso le sue stesse fotografie, ai confini della Cambogia, che alimentera nel Maestro nuove riflessioni. La seconda conferenza, il 29 novembre, sara dedicata alla visita di Carlo Scarpa al Santuario di Ise, in Giappone, raggiunto dalla citta di Nara insieme all’amico e collega Takahama Kazuhide: “Ise Jingū, il santuario millenario: il suo rinnovamento, il suo significato per l’architettura giapponese”. Di questo tempio, eretto nelle profondita di una foresta sacra e ricostruito ogni 20 anni fin dal 690 d.C, Scarpa aveva letto nelle pagine del Taccuino giapponese di Mario Gromo.
Nell’incontro verra illustrata dal curatore la visita di Scarpa, la storia e il significato del santuario principale dello Shintoismo. Si proseguira poi spostando l’attenzione sul ruolo assunto dal tempio di Ise all’interno del dibattito architettonico giapponese nei primi decenni del 900, focalizzando l’attenzione su due personaggi-chiave, Bruno Taut (1880-1938) e Ito Chuta (1867-1954), fondamentali per il successivo sviluppo dell’architettura, fino ai giorni nostri.
Quest’anno, all’inizio di ottobre, è stata portata a termine la 62° ricostruzione del santuario.
Il primo appuntamento sara accompagnato al pianoforte dal Maestro Giovanni Mancuso.
Il 28 e 29 novembre l’Area restaurata da Carlo Scarpa in Fondazione Querini Stampalia sara visitabile gratuitamente e restera eccezionalmente aperta fino alle ore 20.


In Viaggio con Carlo Scarpa
28-29 novembre 2013
Fondazione Querini Stampalia, Venezia

 28 novembre, ore 18
Carlo Scarpa. Occasioni di viaggio, spunti di lettura

 29 novembre, ore 18
Ise Jingū, il santuario millenario: il suo rinnovamento, il suo significato per l’architettura giapponese

J.K. Mauro Pierconti
Laureato in architettura presso lo Iuav (Istituto di Architettura di Venezia) nel 2000, ha
poi conseguito, sempre nella stessa scuola, il Dottorato in Storia dell’Architettura e
dell’Urbanistica (2005).
Dopo aver insegnato alla Venice International University (2006), ha ottenuto una
fellowship della Japan Foundation (2007). E in seguito entrato nel programma di ricerca
della Japan Society for the Promotion of Science 2009 - 2011), affiliato presso
l’Universita di Tokyo, dove svolge tuttora attivita come ricercatore. In particolare, ha
pubblicato un libro su Carlo Scarpa e il Giappone e una serie di saggi, incentrati
sull’architettura giapponese, sulla rivista “Casabella”. Attualmente, sono in corso di
svolgimento una ricerca su Shirai Seichi (1905 - 1983) e l’architettura giapponese del
secondo dopoguerra e la preparazione di alcune pubblicazioni, dedicate rispettivamente
a Itō Tōyoo, Fujimori Terunobu e Carlo Scarpa.
Giovanni Mancuso
Diploma di pianoforte sotto la guida di Wally Rizzardo presso il Conservatorio
"Benedetto Marcello" di Venezia nel 1992. In qualita di direttore ha presentato prime
esecuzioni presso importanti istituzioni musicali in Italia e all'estero.
Ha vinto numerosi premi di composizione tra i quali: Biennale dei Giovani Artisti
dell’Europa Mediterranea - Lisbona 1994; Rockefeller Foundation (New York, 2003);
European Association for Jewish Culture (London – Paris) 2003 Grant Award. Ha vinto
la settima edizione del Concorso Internazionale Orpheus per nuove opere da camera
(Spoleto - Italia) con l’opera “Obra Maestra” ispirata a Frank Zappa.
Ha fondato nel 1991 l’ensemble e gruppo di studio Laboratorio Novamusica con il quale
svolge intensa attivita concertistica come pianista e direttore in Italia e all’estero.
Vive a Venezia e insegna ‘Teoria e solfeggio’ al Conservatorio “B.Marcello” di Venezia..
Per informazioni
Fondazione Querini Stampalia Onlus
Castello 5252, 30122 Venezia
tel 041 2711411 fax 041 2711445
www.querinistampalia.org
Ufficio stampa
tel 041 2711441 fax 041 2711445
e-mail: ufficiostampa@querinistampalia.org

Un prezioso volume per una straordinaria collezione di porcellane


E’ stata inaugurata ieri nella sede del Museo d’arte orientale di Trieste (Palazzetto Leo, via San Sebastiano 1, lato destro di piazza dell’Unità) la mostra “Fragili tesori. La collezione di porcellane italiane di Giovanni Lokar”, che resterà aperta fino al 31 gennaio 2014  (aperta da mercoledì a domenica dalle 10 alle 17, lunedì e martedì chiuso).

Le porcellane raccolte da questo collezionista triestino costituiscono, per la loro rarità e la diversificazione delle tipologie e delle manifatture, un esempio della miglior produzione della porcellana italiana del Settecento, a partire dal ricco nucleo della manifattura veneziana di Giovanni Vezzi, la prima a essere aperta in Italia. La collezione, frutto di anni di appassionate e colte ricerche sul mercato italiano e internazionale, comprende anche porcellane delle fabbriche tedesche, in particolare di Meissen, e della viennese manifattura di Claudio Innocenzo du Paquier. A Palazzetto Leo è possibile ammirare la sezione della porcellana italiana della collezione, che però è accostata a oggetti orientali e delle manifatture di Meissen e di Vienna, allo scopo di dimostrarne le influenze stilistiche sulla ricca produzione della penisola italiana nelle sue differenti regioni. >>>

mercoledì 20 novembre 2013

Aperitivo con il direttore. Incontro con Miroslav Gasparovic

 

Inizia giovedì 21 novembre alle ore 18 un ciclo di incontri di tono informale, (come vuole sottolineare il titolo, "Aperitivo con il direttore") con i responsabili dei musei che hanno, o hanno avuto, relazioni di collaborazione con il Museo Revoltella per mostre e altre attività.
Si terranno nella sala da ballo di palazzo Revoltella, al secondo piano della dimora baronale e saranno resi particolarmente piacevoli dalle degustazioni offerte al pubblico. >>>

domenica 10 novembre 2013

Oggi 10 novembre musei a ingresso gratuito per i triestini

 
Si ripropone domenica 10 novembre il consueto appuntamento con l’iniziativa “Museo casa mia”, che offre ai triestini, ogni seconda domenica del mese, e fino alla fine dell’anno, l’opportunità di accedere gratuitamente ai musei cittadini (Castello di San Giusto, Museo civico di Storia ed Arte e Orto lapidario, Museo Sartorio, Museo Orientale, Museo Revoltella, Museo Teatrale “Schmidl”, Museo di Storia Naturale, Aquario, Museo del Mare e Salone degli Incanti-ex Pescheria).


Museo Revoltella
La mostra appena inaugurata dell’artista croata Jagoda Buić “Theatrum Mundi” che si svolge attraverso gli spazi espositivi V° e del VI° piano, dove una serie di grandiose installazioni ambientali “tessili” si alternano alle opere costruite in carta. Il profondo legame dell’artista con il teatro risulta evidente dall’effetto scenografico che riesce ad ottenere attraverso la disposizione dei suoi lavori: figure, colonne, volumi, pannelli, forme spesso ispirate al mare che, sempre, dialogano o interagiscono drammaticamente con lo spazio che le accoglie.

Inoltre al III piano della galleria d’arte moderna, una sezione dedicata all’artista Arturo Rietti a 150 anni dalla sua nascita: si tratta di 22 opere di proprietà del museo Revoltella.
Aperto con orario 10-19

GLI ALTRI MUSEI CIVICI

Museo d’arte orientale

Con la mostra “Sguardo oltre Levante. Immagini dall’Estremo Oriente e porcellane cinesi tra viaggio e collezionismo” è stato riaperto al pubblico, il 14 agosto, con un allestimento rinnovato, il Museo d'arte orientale di Palazzetto Leo, a pochi passi da piazza Unità. La mostra propone al pubblico una ricca selezione di immagini dall’Estremo Oriente, nei diversi formati della ‘carte-de-visite’, della ‘stereoscopia’ e della ‘cartolina’, suggestive testimonianze della fotografia di viaggio tra Ottocento e Grande Guerra, provenienti dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, a completamento della splendida collezione di porcellane cinesi del Civico Museo d’Arte Orientale, che documenta un esteso arco temporale compreso tra il XII e il XIX secolo.
La presenza a Trieste di questi preziosi oggetti è il riflesso delle sue vicende mercantili, che la accomunano a Genova e Venezia, centri storicamente dediti al traffico portuale e al commercio con l’Oriente. Il nuovo allestimento della collezione amplia il numero di esemplari esposti e permette di osservare e apprezzare le molte varietà prodotte durante i secoli, mettendo a confronto questi preziosi e fragili manufatti con le coeve maioliche e porcellane italiane ed europee di gusto orientaleggiante.

Aperto con orario 10-17


Museo teatrale “Schmidl
Prosegue la mostra “1913. Trieste a teatro” (Sala Selva) e “1913 Trieste in fotografia, immagini dalla Fototeca” (Sala Bazlen), nell’ambito delle diverse iniziative programmate dall’assessorato alla cultura per introdurre il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, che sarà commemorato il prossimo anno. Le immagini della Fototeca scandiscono tutto l’arco dell’anno 1913, ponendo in evidenza le varie vicissitudini cittadine, tra cui spicca l’evento più importante: le celebrazioni in ottobre del centenario della nascita di Verdi.

Aperto con orario 10-17

 
Museo Sartorio
La novità del mese è la riapertura al pubblico del giardino restaurato su progetto di Vladimir Vremec con il generoso contributo di Fulvia e Fulvio Costantinides. Il giardino ripropone la concezione del barone Giovanni Guglielmo Sartorio amante dei parchi all’inglese.

Aperto con orario 10 -17

 
Civico Museo di Storia ed Arte
Si trova allestita una preziosa sezione dedicata alle gemme romane che pone a confronto i diversi materiali grezzi e i prodotti finiti che tra I e III secolo uscivano dalle officine specializzate di Aquileia: dischetti di corniola, agata, prasio, onice, cristallo di rocca, ametista e diaspri dai diversi colori che, con l’uso di strumenti “primitivi” ma moltissima abilità, hanno dato luogo a capolavori in miniatura in cui figure di divinità, animali e piccole scene agresti e di circo stupiscono e meravigliano per tanta precisione.

Aperto con orario 9 - 17

 

Castello di San Giusto
Vengono proposte tre visite guidate gratuite al Lapidario Tergestino, curate dal dott. Paolo Casari: alle ore 10.30 alle 11.30 e alle 15.30; un valido approfondimento per conoscere la storia romana della città presentata recentemente nelle conferenze al Teatro Verdi.

Prosegue inoltre la mostra “Frammenti di Trieste romana” con la proiezione continua del video “La città invisibile” che propone la ricostruzione tridimensionale degli edifici come la basilica civile, il propileo o ingresso monumentale alla zona sacra, il teatro e la città tutta.

Aperto con orario 10 - 17

Museo di Storia Naturale, Aquario e Museo del Mare: aperti dalle 9 alle 13. (Orto Botanico: chiusura per lavori di manutenzione)

Salone degli Incanti-ex Pescheria: esposizione del nuovo progetto di Jannis Kounellis, a cura di Davide Sarchioni e Marco Lorenzetti, dal titolo “Kounellis Trieste.Il magnifico spazio del Salone degli Incanti-ex Pescheria di Trieste, progettato nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli, per la sua conformazione a navate definito la basilica in riva al mare, diventa nell’intervento di Kounellis, palcoscenico per un’epica messa in scena nella quale l’artista celebra l’epilogo di una grande storia di mare, coraggio e operosità.

 Kounellis (Pireo, 1936) è un artista da sempre affettivamente legato alle città portuali. Il suo linguaggio poetico ed espressivo, così come la sua specifica modalità operativa di utilizzare, accumulare ed assemblare oggetti e materiali poveri, riconducibili soprattutto alle attività dei cantieri, al mondo delle merci e del commercio, sono legati in primo luogo ai ricordi di un’infanzia trascorsa nel porto di Atene. Un particolare legame tra l’artista e Trieste risale proprio a quell’epoca della sua vita. Kounellis ha conservato una memoria così forte di questo luogo, visto per la prima volta da bambino in occasione di un viaggio con il padre ingegnere navale, da averlo spinto fin da subito ad accettare con grande entusiasmo l’invito a realizzare

un grande progetto dedicato alla città.

Aperto con orario 10-20

 

Comts/RF

Settimana beethoveniana anche al Museo Revoltella


Si concluderà lunedì 11 novembre, con il Concerto inaugurale del Progetto “Nove”, la cui esecuzione sarà affidata all'Orchestra del Teatro “Verdi” diretta dal M° Frank Shipway, la “settimana beethoveniana” iniziata martedì 5 novembre: sette giorni di musica, conferenze, aperitivi, concerti nei salotti per far conoscere anche ai neofiti e approfondire per i più esperti, con un mood svagato e informale, la vita e le opere di uno dei più grandi ed emblematici compositori di tutti i tempi, Ludwig van Beethoven. >>>

venerdì 1 novembre 2013

Presentata al Revoltella la mostra MEX PRO

 
Nell’ambito del progetto “PONTE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIA-MESSICO” il 29 ottobre è stata presentata nell’auditorium del Museo Revoltella la mostra “MEX PRO Mexico art project” promossa dal Gruppo 78 a cura di Maria Campitelli con la collaborazione di Fernando Galvez de Aguinaga, Gerardo Traeguez, Manolo Cocho. Hanno partecipato Maria Masau Dan direttrice del Museo Revoltella, Maria Campitelli, presidente del Gruppo78; Luca Caburlotto Soprintendente ai Beni Culturali, Rossella Fabiani, direttrice del castello di Miramare, l’arch. Lucia Krasovec l’artista Manolo Cocho e il Sindaco Roberto Cosolini.
La mostra si aprirà il 14 aprile 2014 per terminare il 14 ottobre nelle ex Scuderie del Castello di Miramare e prevede una settantina di artisti messicani della collezione Josè Pinto Mazal ed altre presenze artistiche.
Nell’ottica dello scambio culturale concordato tra  Italia e Messico, questo evento è di fatto la prosecuzione della grande mostra di artisti del Gruppo78, che ha ricevuto una straordinaria accoglienza in Messico, da gennaio a settembre 2013, prima a Oaxaca, presso gli spazi La Telarana e La Calera, poi a Torreon presso il Museo Arocena. E rientra nel progetto PONTE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIA MESSICO.


Per approfondire la mostra organizzata all'inizio del 2013 in Messico: www.gruppo78.it

Miramare: un sito prestigioso che comporterà la valorizzazione dell’evento poiché particolarmente significativo per quanto riguarda  gli storici rapporti tra Trieste e il Messico.
Infatti a rafforzare lo scambio tra le due diverse realtà, triestina e messicana, un ineludibile anello di congiunzione è ancor sempre costituito dalla vicenda di Massimiliano d’Austria che andò a morire in Messico, dopo essersi costruito a Chapultepec, nel cuore di Città del Messico, un'altra dimora ancor più sontuosa e vasta di quella di Miramare, anche se evocativa del modello triestino. Nel 2014, ed esattamente il 14 aprile – ecco perchè l’inaugurazione il 14 aprile - si festeggeranno 150 anni della partenza di Massimiliano da Miramare  per il Messico. Ciò ribadisce lo storico e sotteso legame tra Trieste e il Messico che nella ricorrenza del 2014 verrà ricordato nella nostra città con particolari celebrazioni di cui questa mostra è certamente un momento molto intenso e significativo.
Alla mostra MEX PRO si affiancheranno vari eventi collaterali:  innanzitutto una speciale installazione dell’artista Alejandro Santiago, che invaderà i principali spazi pubblici della città, dalla piazza Unità al Salone degli Incanti dell’ex Pescheria, e nello stesso Parco di Miramare, ossia i MIGRANTES, 2.501 statue di terracotta che evocano il dramma eterno, oggi più che mai attuale, della migrazione dei popoli e di cui lo stesso artista, scomparso prematuramente un paio di mesi fa, si sentiva di far parte. E nelle stesse Ex Scuderie comparirà una mostra, proveniente da S. Luis Potosì, dedicata alla maschera, elemento molto importante nella cultura messicana, in una proposizione antropologica legata alle manifestazioni popolari di quel paese. Né mancheranno, nel corso del lungo periodo, altre iniziative complementari come la mostra INTERSECCIONES  che allarga lo scambio oltre l’Italia e il Messico anche alla Grecia, e informazioni,  presentazioni, spettacoli, con svariate collaborazioni, attinenti la cultura messicana per una visione a tutto tondo di questo mondo così poco conosciuto in Italia.
Si tratta dunque di un grande progetto, assolutamente inedito, conseguente al sotteso legame che unisce queste due realtà così lontane, che va oltre il reciproco desiderio di conoscenza e di confronto nell’ambito specifico dell’arte contemporanea.
E’ un progetto del tutto nuovo per la città di Trieste e per l’Italia, che al di là della intrinseca valenza culturale, si pone come evento dalle molteplici diramazioni, socio- politiche innanzi tutto, perché comporterà la presenza ufficiale, all’inaugurazione, di personalità del mondo della cultura messicana, a livello istituzionale ed inoltre della rappresentanza in Italia del Messico, e cioè dell’Ambasciata e del Consolato messicani a Roma. Sarà l’occasione per far conoscere la nostra città ad illustri rappresentanti di un mondo così lontano e diverso, con la possibilità di aprire altri orizzonti di scambio ed intesa.
Opere in mostra

La collezione “CIRCA 2000” di JOSE’ PINTO MAZAL è realizzata con la passione, il rigore e la conoscenza di un visionario dell’arte contemporanea. Si tratta di opere realizzate tra il 1980 e il 2013 - di artisti messicani e stranieri che hanno incontrato in Messico un luogo idoneo alla loro produzione.
La collezione si attiene a una pluralità di tendenze, privilegiando tuttavia i lavori che si traducono in “quadri”. Appaiono tutti i generi consacrati : dal paesaggio al ritratto al nudo, al realismo sociale alla tendenza primitiva, a tematiche sacre come il citazionismo arcaico e surreale.…generi e modalità molto spesso tra loro sovrapposti ed intrecciati, secondo un corposo paradigma messicano che tende di preferenza al racconto complesso, prediligendo in ogni caso una intensa, debordante figuratività. Ben nutrito il comparto dell’astrazione, ma altrettanto rappresentata anche l’arte oggettuale.
Né manca la fotografia, rappresentata ad esempio dalla celebre Graciela Iturbide, per la quale sarà predisposta una sezione a parte.
Un capitolo a sè sarà costituito anche dalla grafica, molto coltivata in Messico specie nella città di Oaxaca dove vive Francisco Toledo, un maestro internazionale del segno sia inciso che tracciato a mano, che ha promosso e sostenuto numerose scuole  specializzate nell’incisione e stampa. Né mancherà un settore della produzione in vetro, in collaborazione con Adriano Berengo, titolare della più famosa fornace per la lavorazione del vetro a Murano, che ha prodotto le mostre Glasstress alle ultime Biennali veneziane.
Molti degli artisti che esporranno a Trieste hanno frequentato la prestigiosa Scuola nazionale d’arte Esmeralda, di Città del Messico, abbinata all’I.N.B.A., Istituto Nazionale di Belle Arti. E quasi tutti vantano curricula internazionali, con puntate in Europa, nell’estremo Oriente, in Australia.
Va detto, che su tutte le tendenze esplose in Europa come nel resto del mondo, approdate poi in Messico, s’inserisce, ineludibile, sotteso o dichiarato, un imprinting tipicamente messicano. Cioè un retaggio insopprimibile, un legame con le culture passate, con le grandi, terribili, innumerevoli civiltà precolombiane, azteca, maya, olmecha, toltecha ….che incombono con le loro straordinarie vestigia, sparse nel paese, che parlano di grandezza, di milioni di abitanti, di tempi favolosi, di incessante produttività sotto regimi ferrei e soprattutto di morte. Morte intesa come un anello del ciclo vitale. Una sorta di “dna”, oscuro e misterioso, che contraddistingue l’arte messicana così dell’attualità come del passato.
Gli autori della collezione Pinto Mazal, che esporrano a Trieste sono :
Fernando Aceves Humana, Miguel Angel Alamilla, Daniel Alcalà, Francis Alys, Alejandro Arango, Marco Arce, Andres Basurto, Estrella Carmona, Monica Castillo, Marcos Castro, Alberto Castro Lenero, Francisco Castro Lenero, Josè Castro Lenero, Miguel Castro Lenero, Agustin Castro Lopez, Josè Ignacio Cervantes, Manolo Cocho, Roberto Cortazar, Javier De La Garza, Gabriel De La Mora, Liber De Pablo, Zed Desideraja, Dr. Lakra, Irene Dubrowsky, Sofia Echeverri, Luciana Esqueda, Luigi Fantini, Demian Flores, Julio Galan, Rafael Gaytan, Victor Guadalajara, Erika Harrsch, Graciela Iturbide, Cisco Jimenez, Perla Krauze, Magali Lara, Francisco Larios, Daniel Lezama, Jesus Lugo, Franco Manterola, Ricardo Mazal, Alfonso Mena Pacheco, Jorge Mendez Blake, Gustavo Monroy, Miguel Morales, Fernando Moreno, Mario Nunez, Gabriel Orozco, Irma Palacios, Roberto Parodi, Alicia Paz, Eric Perez, Patrick Pettersson, Alejandro Pintado, Fernando Pizzarro, Agustin Portillo, Patricia Quintana, Nestor Quinones, Boberto Rebora, Angel Ricardo Rios, Carla Ripey, Xochitl Rivera, Victor Rodriguez, Betsabè Romero, Emilio Said, Raymundo Sesma, Ray Smith, Carlos Santos, Luciano Spano, Gerardo Suter, Eloy Tarcisio, Jesus Urbieta, German Venegas, Barry Wolfryd, Tania Ximena, Nahum B. Zenil.
Nell’occasione sarà anche presentato il catalogo della mostra degli artisti del Gruppo78 che è stato completato e stampato in Messico.

domenica 27 ottobre 2013

Un omaggio ad Arturo Rietti


Centocinquant’anni fa nasceva a Trieste Arturo Rietti, ritenuto dalla critica più autorevole il maggiore pittore cittadino dell’epoca a cavallo tra Otto e Novecento assieme a Umberto Veruda, suo compagno di studi all’Accademia di Monaco. Il Museo Revoltella possiede una ventina di opere significative dell’artista che da qualche giorno sono esposte in una sala del terzo piano della galleria d’arte moderna. Si è ritenuto giusto celebrare questo anniversario con un piccolo omaggio al pittore, su cui nel 2009  è stata pubblicata una importante monografia, per le edizioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste a cura di Maurizio Lorber.
Di seguito alcune notizie biografiche.
Arturo Rietti nasce a Trieste il 3 marzo 1863 da Alessandro Riettis, commerciante greco di fede ebraica ed Elena Laudi, appartenente ad una agiata famiglia triestina, anch’essa di origine ebraica. Si forma in un ambiente cosmopolita e studia sin da giovanissimo il tedesco, il francese, il greco, il latino ed in seguito anche l'inglese. Deciso a fare il pittore, fra il 1882 e il 1884 si trasferisce dal fratello maggiore Riccardo a San Giovanni Valdarno, dove si cimenta con dipinti in stile verista di contadini e operai della zona e trascorre le giornate frequentando Firenze e la Toscana, non seguendo però alcun regolare percorso formativo. In quegli anni Rietti è influenzato dai pittori triestini delle generazioni che l'hanno preceduto, in particolare dai ritratti di Eugenio Scomparini e di Giuseppe Barison, e dai soggetti della "pittura di genere” che si andava affermando nell'Italia centrale nello stesso periodo. Gli schizzi a carboncino e a matita di questa fase già mettono in luce l'interesse per i volti e gli atteggiamenti della gente comune, che lo caratterizzeranno anche negli anni successivi. Una delle sue prime opere note è il “Ritratto della madre”, datato 1883, ora al Museo Revoltella di Trieste.
Nel 1884 Rietti si iscrive all'accademia di Monaco di Baviera, sostenuto dalla madre e dalla nonna, nonostante il parere contrario dello zio Vitale Riettis, suo tutore dopo la morte del padre. Lì segue le lezioni di Franz von Defregger e del greco Nikolaus Gysis e frequenta gli altri studenti triestini, cioè Umberto Veruda e Riccardo Carniel (nel libro delle matricole dell’Accademia risultano tutti e tre iscritti nello stesso giorno, il 15 ottobre 1884).
Nel contempo si dedica alla sperimentazione di diverse tecniche, tracciando su taccuini, che porta sempre con sé, disegni di volti e figure e scrivendo annotazioni e appunti. Rietti in quegli anni tira anche di scherma.
Più tardi Silvio Benco avrebbe scritto: “I due più forti temperamenti che abbia dato Trieste si fanno innanzi, Umberto Veruda e Arturo Rietti…. Il secondo si ricollega piuttosto alla rivoluzione pittorica lombarda di Tranquillo Cremona e da essa intraprende il cammino misterioso verso il sogno rembrandtesco. Il Rietti è dominato dalla contemplazione interiore, e per quanto intransigenti le sue grandi macchie, per quanto evidente nel segno la nervosa risolutezza della mano, egli opera soltanto per reintegrare un’armonia che è nel suo temperamento soggettivo di sognatore non meno che nella sua squisita visività. Egli è ansioso di un problema solo: l’espressione dell’anima umana e s’è lamentato della vita breve che non concede di rivelare almeno mille donne nell’arte.”Conclusi gli studi monacensi nel 1886, lo troviamo a Milano, dove espone alcuni lavori. Ma ben presto si fa conoscere come pittore anche a Trieste. Nel giugno 1888 presenta nel negozio di Giuseppe Schollian in via del Ponterosso un pastello raffigurante Leone Segrè e poco tempo dopo vi compaiono anche delle sue piccole vedute, definite dai giornali cittadini “impressioni”. Nei soggiorni a Milano perfeziona la sua tecnica, che diviene sempre più rapida ed incisiva, e sviluppa una predilezione per l'uso del pastello. Nel capoluogo lombardo, inoltre, Rietti entra in contatto con i pittori Mosé Bianchi, Pompeo Mariani e Ambrogio Alciati e diventa amico di Emilio Gola e dello scultore Paul Troubetzkoy. Inizia il periodo della partecipazione di Rietti ai Saloni: nel 1887 espone a Milano presso la Permanente, due anni dopo all’Esposizione universale di Parigi, dove riceve la medaglia d’argento per un “Ritratto di vecchia signora” e, nell’ultimo decennio del ‘800, anche a Monaco, al Glaspalast e alla München Secession, ottenendo pure in Baviera un buon riscontro di critica, e guadagnando addirittura la medaglia d’oro di II grado con uno “Studio di giovinetta” all'esposizione del 1891.
Dal 1893 al 1898 espone con regolarità a Milano, ma è presente anche a Trieste, dove per un periodo ha uno studio nella monumentale cupola di Palazzo Carciotti, da cui riprende la suggestiva veduta “Trieste. Dalla terrazza di Palazzo Carciotti” del 1894 ora conservata al Museo Revoltella. Più tardi cambierà spesso atelier spostandosi in diverse zone della città.Nel 1895 si sposa con Irene Riva e nel 1896 nasce la figlia Anatolia. Alla fine dell’anno presenta sette opere all’esposizione del Circolo Artistico triestino mentre nel 1896 compare da Schollian il “Ritratto del conte Sordina”.  Appassionato di scherma, ritrae nello stesso periodo lo schermidore Alberto Minas.Nel 1897 partecipa alla II Biennale di Venezia con due studi di testa, mentre all’anno dopo risale il “Ritratto di Francesco Basilio” ora al Museo Revoltella. Nel 1903 viene elogiato dalla critica viennese per le diciassette opere a pastello (con ritratti di Teresa Junk Garbagnati, Gabriele d’Annunzio, Rembrandt Bugatti, Carlo Lamberti, Arturo Toscanini, Giacomo Puccini) che espone alla galleria "Miethke" In quel periodo Rietti vive infatti tra Milano, Vienna, Parigi e Trieste. Ma è nel capoluogo giuliano che svolge principalmente la sua attività: affina qui la sua tecnica che si fa mista, unendo il segno grafico del pastello a quello pittorico della tempera. Rietti si dedica principalmente all'arte del ritratto che, a suo dire, deve rivelare "una verità segreta, profonda, dell’anima del soggetto". Contemporaneamente il pittore annota: "La pecca del ritratto sta in questo: che si deve fare anche quando si vorrebbe fare altro, e che deve piacere al padrone e alla serva, e deve piacere subito". Nel 1905 è ancora presente alla Biennale di Venezia, nella “Sala veneta”, con due ritratti femminili e uno studio. Sono datati 1907, invece, il ritratto a figura intera della contessa Sordina, ora al Museo Revoltella, e il delicato pastello che raffigura Livia Veneziani Svevo. A proposito di questo ritratto si conserva un’interessante lettera scritta da Rietti a Italo Svevo: “Caro signor Schmitz, inutile che ella protesti. Sono un mascalzone. Ma pure senza colpa nell’animo, mi creda. Sono la vittima di un maledetto incarico assuntomi tanto tempo fa. Esso mi ha fatto lasciare indietro i compiti più belli a cui mi ero accinto col piacere più grande. Di ora in ora speravo di finire ma è come un incantesimo. Non riesco a liberarmi da quel terribile, antipatico, lavoro. Ora devo allontanarmi per pochi giorni da Trieste. Spero di trovar qui la Sua signora al mio ritorno, per finire il ritratto intorno a cui ho lavorato di memoria. Ma se ella dovesse essere partita, Le correrei dietro dove che sia perché ci tengo assai a questo studio. E spero di poterglielo provare col modo in cui lo farò.”
Rietti partecipa con altri due ritratti (Giannino Antona Traversi e Signora Kruceniski) alla IX Biennale, cioè all’edizione del 1910 che ospita la famosa “Sala della città di Trieste”.
Tuttavia nel suo catalogo di questi anni che precedono lo scoppio della guerra non ci sono soltanto affascinanti dame dell’alta borghesia, ma anche personalità della cultura e della politica triestina, come Attilio Hortis, patriota e direttore della biblioteca civica, al quale dedica un ritratto nel 1914.
Mentre è una testimonianza importante delle sue frequentazioni milanesi il ritratto che nel 1911 gli dedica lo scultore di origine russa Paul Troubetzkoy un bel busto in bronzo ora esposto al Museo Revoltella. Su quest’opera si sofferma Salvatore Sibilia, che nel 1922 gli dedica un capitolo del suo “Pittori e scultori di Trieste” incentrato su una visita che gli aveva fatto poco prima. “Quando, tornato da Milano, andai al Museo Revoltella, mi fermai un poco innanzi al “Ritratto di un prete” e a “La mia bambina” di Arturo Rietti e alla sua immagine fusa in bronzo da Paolo Troubetzkoy. Mi fermai: e il bronzo del russo scomparve innanzi al mio occhio: la figura di Arturo Rietti mi si animò all’improvviso: mi parve di rivederlo, con i suoi occhiali inforcati, e la mano sulla guancia, al tavolo della sua stanza d’hotel parlarmi dell’inutile attività dei critici d’arte….”
Nel 1925 espone insieme ad Arturo Mancini presso la galleria "Pesaro" di Milano e le sue opere sono ricordate in un articolo da Raffaello Giolli. In quel periodo, nei suoi immancabili taccuini, Rietti inizia a rivelare le sue perplessità sull'arte contemporanea, di cui avverte il cambiamento senza però comprenderlo: le sue preferenze (ancora nel 1932) restano Edgar Degas, Eugene Carrière e Max Liebermann. Nonostante l'evoluzione del gusto, le commissioni non gli mancano, soprattutto da parte della borghesia, che gli richiede ritratti tradizionali per i propri salotti. Rietti continua quindi a spostarsi da una città all'altra, pur restando fortemente legato a Trieste, dove si stabilisce nuovamente nel 1933 presso il Foro Ulpiano e nel 1936 espone ancora presso la galleria "Trieste". Alla morte della moglie, nel 1940 si sposta da Trieste a Milano, che lascia poi per timore dei bombardamenti per rifugiarsi presso la famiglia Gallarati Scotti a Fontaniva, ritrovo di intellettuali antifascisti come lui, fermo oppositore del Regime sin dagli inizi e soprattutto dopo le leggi razziali. Malato di diabete, che gli causa forti e costanti dolori al piede, muore a Fontaniva il 6 febbraio 1943.

martedì 22 ottobre 2013

Un saggio di Tonko Maroevic su Jagoda Buic


LA SCIA DELL'ONDA, IL RITMO DEL VOLO. Il profilo creativo di Jagoda Buić
I.
Sin dai suoi inizi Jagoda Buić ha trovato un suo filo conduttore. In tutte le discipline e le tecniche in cui si è cimentata ha seguito i percorsi di una fantasia senza costrizioni, che a sua volta si è nutrita del lume delle prime visioni e confermata dall'abbraccio delle forme create.
Il suo lavoro per ampiezza di estensione e larghezze di operato ha, senza dubbio, dimensioni cosmopolite ed un carattere nomade, ma è anche per ispirazione radicato nella sinuosità dell’ambiente mediterraneo e determinato, grazie a considerevoli impulsi formativi, anche dalla ricchezza della storia familiare, dalle frastagliature della nativa Dalmazia e dall’apertura culturale del Circolo delle Belle Arti di Zagabria (negli anni ’50 del secolo scorso); per il complesso dei suoi risultati rappresenta quindi un tratto inevitabile dell’arte moderna croata, ovvero una tappa significativa di un’adesione alle correnti universali all’interno dell’ambito della società socialista federativa jugoslava. >>>

sabato 19 ottobre 2013

Jagoda Buić. Theatrum mundi

Dal 18 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014

Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva di Jagoda Buić. Nell’anno in cui la Croazia entra nell’Unione Europea, Trieste presenta un evento espositivo inedito, dal forte potere evocativo, dedicato alla grande artista dalmata e alla sua opera: monumentali sculture tessili, composizioni in carta, collage, bozzetti e costumi teatrali, un video del 1983.
A corredo dell’esposizione un catalogo con interventi, tra gli altri, di Luciano Caramel, Gillo Dorfles, Miroslav Gašparović , Tonko Maroevic, Maria Masau Dan, Predrag Matvejević.
«Sono forme che, nei materiali, nei volumi, nelle strutture affondano le radici nel mare e compongono uno scenario che si fa Theatrum Mundi dove la tragedia predomina sul dramma e dove il dramma prevale sulle cronache del quotidiano».
Dalle parole che Predrag Matvejević rivolge all’opera di Jagoda Buić prende il titolo la grande retrospettiva “Theatrum Mundi” che la citta di Trieste e il suo Museo Revoltella, in collaborazione con il MUO di Zagabria, dedicano all’artista dalmata nell’anno in cui la Croazia entra nell’Unione Europea. Dal 19 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 i prestigiosi spazi del Museo triestino presentano per la prima volta in Italia una rassegna completa dedicata a Jagoda Buić, scenografa, costumista, regista ma prima di tutto artista di fama internazionale le cui opere si trovano in alcuni dei Musei più importanti del mondo come il Metropolitan di New York, il Musée d’art moderne de la Ville de Paris, il Museo d’Arte Moderna di Zagabria, Stedelijk di Amsterdam, per citarne solo alcuni.
«A Jagoda Buić e alla sua arte mi legano, tra l’altro, anni di emigrazione trascorsi tra “asilo ed esilio”». E, ancora, ricorda Matvejević «Ci incontravamo per tutta l’Italia e Francia, specie a Parigi e Venezia, in diverse città europee, nella Jugoslavia che crollava davanti ai nostri occhi pieni di miseria. Più volte visitavamo anche Trieste.
Cercavamo di scoprire la sua straordinarietà: quello che il nostro amico Claudio Magris chiama “un’identità di frontiera”. Sono lieto che la mostra di Jagoda Buić sia presentata a Trieste, in questa città, dove soffia la stessa “bora“ come nella Dalmazia, nella sua Spalato nativa».
Come spiega Miroslav Gašparović, direttore del MUO di Zagabria «la mostra al Museo Revoltella di Trieste è la prima presentazione completa di questa grande artista croata di fama mondiale al pubblico italiano. La mostra include tutti i segmenti del suo lavoro: arte tessile, arazzi, sartoria teatrale, scenografia, video, fino alle opere di carta fatte negli ultimi anni che assumono, indubbiamente, accanto al lavoro teatrale e all’arazzo, un posto speciale nell’insieme della sua opera».
L’itinerario della mostra si svolge e si intreccia negli spazi del V° e del VI° piano del Museo Revoltella dove una serie di grandiose installazioni ambientali “tessili” si alternano alle opere costruite in carta. Il profondo legame dell’artista con il teatro risulta evidente dall’effetto scenografico che riesce ad ottenere attraverso la disposizione dei suoi lavori: figure, colonne, volumi, pannelli, forme spesso ispirate al mare che, sempre, dialogano o interagiscono drammaticamente con lo spazio che le accoglie. Nelle opere tessili della Buić realizzate con materiali unici quali gomene, crine, iuta, lino, trecce, filacci si ritrovano, intatte, la forza e la “sapienza” della sua terra di mare, aspra e tormentata, ricca di storia e di bellezza.
A testimoniare – come afferma Gillo Dorfles – «la capacità della Buić di trasformare ogni suo progetto inventivo in una nuova formatività tridimensionale» sono gli arazzi e le installazioni ambientali come Frondeggiare Nero o Ambiente Nero (Grand Prix alla Biennale di San Paolo nel 1975). In mostra le creazioni di Jagoda Buić che Dorfles definisce “vere e proprie sculture”, dialogano con le recenti composizioni del ciclo Carta Canta e con gli ultimi e inediti collage. Qui la materia carta assume forme e consistenze imprevedibili, in una sequenza di grande suggestione. Nuvola e Vento, Paesaggio Nero e Paesaggio Bianco rappresentano trasposizioni visuali dei legami primordiali su una mappa, Uccello Nero e Uccelli Scappati delineano l’energia del volo, il movimento, la fuga; Vele e Camicia Bianca puntano sull’oggettività elevata fino a un simbolo. «... Mi pare che nella prima serie di collages Jagoda Buić sia stata più propensa a soluzioni sontuose, rapporti cromatici più ricchi, più elementi strutturali, e che le soluzioni nuove dimostrino sobrietà, concisione. La gamma di composizioni e colori, tagli e spunti, angoli e curve, pieghe e asprezze, davvero crea effetti melodiosi o armoniosi, mai perdendo, naturalmente, la qualità della credibilità ottica e dell’evocazione tattile. Se finora Jagoda Buić era stata caratterizzata da un’immaginazione lirica e da un senso di contrasti drammatici, nel suo lavoro con la carta si è potuta abbandonare più liberamente a giochi creativi ed evocazioni poetiche di esperienze, stati, memorie » commenta Tonko Maroević nel suo intervento in catalogo. Il percorso espositivo è completato da disegni, bozzetti e costumi che l’artista ha realizzato per la messa in scena di rappresentazioni teatrali passate alla storia quali, ad esempio, il Riccardo III del 1997 al Teatro Gravella di Zagabria, Amleto del 1974 a Dubrovnik, il Re Lear del 1901 nell’isola di Brioni. Una citazione a parte merita il bellissimo video del 1983 Sole, sabbia, suono – realizzato in Florida – che, sempreMaroević, descrive come «un impianto nello spazio aperto… sulla sabbia di una grande spiaggia aveva lasciato che il vento gonfiasse e mettesse in moto un lungo “tubo” di plastica di un intensa bianchezza e trasparenza che il vento poi muoveva aleatoriamente, alzava e ribassava in maniera dinamica in diverse direzioni. La videoregistrazione testimonia l’effetto quasi percussorio dell’opera, una realizzazione che entra nel rapporto più diretto con il vento e la luce». «Davanti ai lavori di Jagoda Buić si dovrebbe passare lentamente, come davanti ai “Quadri di una esposizione” di Mussorgsky». Perché – come ha scritto Predrag Matvejević «una sorta di musica li lega tra loro, che permette e, a tratti, impone di fermarsi».
Ma le opere della Buić non si fermano e, dopo i grandi musei del mondo, a Trieste trovano un palcoscenico che si fa “Theatrum mundi”.

domenica 13 ottobre 2013

Tra mare vero e mare dipinto una domenica speciale

 
Anche se in questa seconda domenica di ottobre lo spettacolo della Barcolana, con le sue 1500 vele radunate nel golfo per la più famosa regata d'autunno, è imperdibile, vale la pena approfittare della possibilità concessa dal Comune ai nati o ai residenti a Trieste di visitare tutti i musei civici gratuitamente, come ogni seconda domenica del mese. L'iniziativa si intitola "Museo casa mia" e continua da febbraio.
Non si pagherà il biglietto, dunque, ma si dovrà esibire la carta d'identità, nei seguenti musei: Castello di San Giusto, Museo Sartorio, Museo d'arte orientale, Museo teatrale, Museo Revoltella dalle 10 alle 19, ingresso fino alle 18.15), Museo del mare, Museo di storia naturale, Acquario, Orto botanico. Sono sempre accessibili liberamente invece il Museo del Risorgimento e la Risiera di San Sabba. >>>