Il percorso pittorico e decorativo di Dino Predonzani, guidato sempre dall’inclinazione alla sintesi e all’universale, si sviluppa attraverso due esperienze fondamentali: la pittura in qualità di espressione lirica e privata, dell’intimo, dell’animo, della mente e del sogno; la decorazione, in particolare quella delle navi passeggeri, condotta per oltre venti anni, avviata con i progetti monumentali e le tecniche tradizionali degli esordi (affresco e mosaico), continuata con la decorazione sulle navi, ma anche con le decorazioni di terra, interventi all’interno di edifici di culto e scenografie per alcune opere teatrali. Il Museo Revoltella nel 2005 ha dedicato al pittore capodistriano la prima mostra antologica, intitolata “Sogni di mare e di terra”, che ha offerto l’occasione di vedere tutta la vasta e ramificata attività dell’artista, riunendo non solo oltre un centinaio di opere pittoriche e grafiche, ma anche un nucleo assai cospicuo e importante, in gran parte inedito, delle opere di decorazione navale. Tra le opere inedite, mai viste a Trieste, si collocavano anche alcuni lavori degli esordi: lo straordinario cartone esecutivo per l’affresco “Attesa ai ludi sportivi”, con cui Predonzani, giovanissimo, vinse il concorso per l’affresco alla XXI Biennale d’Arte di Venezia del 1938 e i bozzetti policromi (tempera su tavola) dedicati all’”Apoteosi di Roma” di cui vediamo qui "Roma imperiale",
eseguiti nel 1940 e suddivisi in due serie di quattro, con cui fu ammesso alla selezioni di primo e secondo grado del concorso per la decorazione in mosaico del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi (arch. Adalberto Libera), a Roma, in occasione della celebre, e mai realizzata, Esposizione Universale del 1942, nota come E42. La mostra, curata da Luisa Crusvar con la collaborazione di Natasha Pulitzer, creò un percorso che includeva tutte le fasi e le svolte fondamentali nell’attività di Dino Predonzani. L’ampio catalogo, ancora disponibile nella libreria del Revoltella, propone vari testi e testimonianze, corredate da un vastissimo e inedito apparato iconografico (ed. Museo Revoltella, 2005; testi di Luisa Crusvar, Giulio Montenero, Livio Schiozzi, Serena Paganini, Natasha Pulitzer, progetto grafico: Polystudio di Francesco Messina). Gran parte delle opere proveniva dall’Archivio privato dell’artista, conservato dagli eredi, in particolare da Lia Brautti.
Due opere emblematiche:
Figura, 1949
Museo Revoltella
olio su tela, 91x65,5 cm
firmato e datato: dinopredonzani 1949
Provenienza: acquistata dal museo alla Biennale di Venezia del 1950
L’opera
è stata acquistata alla Biennale di Venezia del 1950, nell’ambito della quale
Predonzani figurava tra gli artisti invitati ed esponeva nella XL sala, con
altri dieci pittori (tra i quali il concittadino Carlo Hollesch), sei autori di
opere in bianco e nero e con alcuni scultori, come Fausto Melotti e Luciano
Minguzzi. Nella stessa occasione il Curatorio del Museo Revoltella aveva
acquistato anche Composizione con scacchi di Romeo Daneo e Orto in
Valle Lunga di Nino Perizi, sulla base di un piano d’incremento della
collezione museale che, per rispondere alle numerose proposte di vendita di
autori regionali, aveva stabilito di selezionare solo le opere già passate al
vaglio di giurie ufficiali come quelle della Quadriennale di Roma o la Biennale
di Venezia (si veda in proposito M. Masau Dan, “L’ansia della contemporaneità” in
Anni fantastici, p. 58).
Questo dipinto appartiene ad una fase molto importante del percorso artistico di Predonzani che, allievo di Grego-Maier, Sibellato e Cadorin, aveva conseguito a Venezia, nel 1938, la maturità artistica e la licenza dell’Accademia di Belle Arti; sempre nel ’38 aveva vinto il concorso per l’affresco alla Biennale di Venezia – dov’era tornato ad esporre, su invito, dieci anni più tardi - mentre nel 1949 aveva preso parte alla V Quadriennale di Roma e si era aggiudicato il I Premio alla “Mostra della Montagna” di Gorizia. Risale a quest’ultimo anno anche il presente lavoro, che rivela il raggiungimento della piena padronanza dei mezzi espressivi da parte dell’autore. Egli si dimostra qui particolarmente originale tanto nella scelta della gamma cromatica, dove stridono le tinte fredde e metalliche dei grigio-azzurri e il rosso acceso del piano dietro la figura, quanto nella resa del soggetto: una sproporzionata figura ermafrodita seduta su una sedia, come compressa all’interno dello spazio pittorico. La testa racchiusa nelle spalle, l’espressione mesta dello sguardo e il ventre pingue sembrano alludere, al pari della rosa stretta nella mano destra, che inizia a perdere le foglie, alla fugacità della vita e della bellezza. L’ambientazione da quinta teatrale, l’atmosfera sospesa e le ombreggiature del tutto inverosimili traspongono la scena in una dimensione enigmatica e surreale, forse ispirata dalla pittura visionaria del suo maestro veneziano Ercole Sibellato.
Il netto contrasto tra i due colori primari, rosso e blu, caratterizza anche un’altra opera di Predonzani di proprietà del Museo Revoltella, ossia la Natura morta datata 1948 e pervenuta nel 1955 grazie alla donazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio zone di confine. Nella produzione degli anni ’60 lo stile di Predonzani evolve verso l’astrazione, come documenta l’opera Composizione caduta, acquistata dal Revoltella nel 1972. Gli echi espressionisti, metafisici, surreali e astratti, rintracciabili nella sua produzione ad olio e nella grafica, convivono con un moderno classicismo nelle sue decorazioni navali, alle quali Predonzani si è dedicato a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta.
(Nicoletta Bressan)
Fonderia, 1959Questo dipinto appartiene ad una fase molto importante del percorso artistico di Predonzani che, allievo di Grego-Maier, Sibellato e Cadorin, aveva conseguito a Venezia, nel 1938, la maturità artistica e la licenza dell’Accademia di Belle Arti; sempre nel ’38 aveva vinto il concorso per l’affresco alla Biennale di Venezia – dov’era tornato ad esporre, su invito, dieci anni più tardi - mentre nel 1949 aveva preso parte alla V Quadriennale di Roma e si era aggiudicato il I Premio alla “Mostra della Montagna” di Gorizia. Risale a quest’ultimo anno anche il presente lavoro, che rivela il raggiungimento della piena padronanza dei mezzi espressivi da parte dell’autore. Egli si dimostra qui particolarmente originale tanto nella scelta della gamma cromatica, dove stridono le tinte fredde e metalliche dei grigio-azzurri e il rosso acceso del piano dietro la figura, quanto nella resa del soggetto: una sproporzionata figura ermafrodita seduta su una sedia, come compressa all’interno dello spazio pittorico. La testa racchiusa nelle spalle, l’espressione mesta dello sguardo e il ventre pingue sembrano alludere, al pari della rosa stretta nella mano destra, che inizia a perdere le foglie, alla fugacità della vita e della bellezza. L’ambientazione da quinta teatrale, l’atmosfera sospesa e le ombreggiature del tutto inverosimili traspongono la scena in una dimensione enigmatica e surreale, forse ispirata dalla pittura visionaria del suo maestro veneziano Ercole Sibellato.
Il netto contrasto tra i due colori primari, rosso e blu, caratterizza anche un’altra opera di Predonzani di proprietà del Museo Revoltella, ossia la Natura morta datata 1948 e pervenuta nel 1955 grazie alla donazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio zone di confine. Nella produzione degli anni ’60 lo stile di Predonzani evolve verso l’astrazione, come documenta l’opera Composizione caduta, acquistata dal Revoltella nel 1972. Gli echi espressionisti, metafisici, surreali e astratti, rintracciabili nella sua produzione ad olio e nella grafica, convivono con un moderno classicismo nelle sue decorazioni navali, alle quali Predonzani si è dedicato a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta.
(Nicoletta Bressan)
Collezione RAI Sede regionale del Friuli Venezia Giulia
Tecnica mista su tela, cm 76x118
“(…)
Non è un caso che anche l’opera di Dino Predonzani, un altro protagonista del
dopoguerra a Trieste, rappresenti una netta cesura tra due fasi della sua
carriera. Predonzani non si era inserito, come la gran parte degli artisti
contemporanei, nel filone post-cubista, ma, sulla solida base del classicismo
novecentista da cui era partito negli anni Trenta, aveva innestato una ricerca
nell’inconscio (legata a drammatiche esperienze di deportazione) che, dando
vita a una realtà deformata e inquietante, lo aveva avvicinato al surrealismo.
Ma, verso la fine degli anni Cinquanta, anche per le contemporanee esperienze
di decoratore navale, che lo portano a sperimentare le molte possibilità della
materia, Predonzani si converte decisamente a una pittura astratto-informale,
nella quale riversa con esiti piuttosto brillanti tutto il suo raffinato
mestiere. Fonderia è un’opera del
1959 particolarmente rappresentativa della fase materica di Predonzani, da cui
sparisce ogni traccia di figurazione e l’artista lavora sull’organizzazione
dello spazio e sulle superfici, facendo affiorare incrostazioni, crepe,
fenditure, colate, grumi che addensano la luce e lasciano intravvedere oscure
profondità. Di lì a poco (1960), per la nave Leonardo da Vinci, Predonzani eseguirà dei pannelli decorativi sul
tema dei “Fiumi sotterranei”.”
(Dal
catalogo della mostra “Era il 1964. La collezione d’arte della RAI per il nuovo
palazzo”
Maria
Masau Dan e Isabella Reale, “Arte
e territorio. La collezione d’arte della RAI”)Altre opere di Dino Predonzani:
Nessun commento:
Posta un commento