Dal 18 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014
Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva di Jagoda Buić.
Nell’anno in cui la Croazia entra nell’Unione Europea, Trieste presenta
un evento espositivo inedito, dal forte potere evocativo, dedicato alla
grande artista dalmata e alla sua opera: monumentali sculture tessili,
composizioni in carta, collage, bozzetti e costumi teatrali, un video
del 1983.
A corredo dell’esposizione un catalogo con interventi, tra gli altri,
di Luciano Caramel, Gillo Dorfles, Miroslav Gašparović , Tonko Maroevic,
Maria Masau Dan, Predrag Matvejević.
«Sono forme che, nei materiali, nei volumi, nelle strutture affondano
le radici nel mare e compongono uno scenario che si fa Theatrum Mundi
dove la tragedia predomina sul dramma e dove il dramma prevale sulle
cronache del quotidiano».
Dalle parole che Predrag Matvejević rivolge all’opera di Jagoda Buić
prende il titolo la grande retrospettiva “Theatrum Mundi” che la citta
di Trieste e il suo Museo Revoltella, in collaborazione con il MUO di
Zagabria, dedicano all’artista dalmata nell’anno in cui la Croazia entra
nell’Unione Europea. Dal 19 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 i
prestigiosi spazi del Museo triestino presentano per la prima volta in
Italia una rassegna completa dedicata a Jagoda Buić, scenografa,
costumista, regista ma prima di tutto artista di fama internazionale le
cui opere si trovano in alcuni dei Musei più importanti del mondo come
il Metropolitan di New York, il Musée d’art moderne de la Ville de
Paris, il Museo d’Arte Moderna di Zagabria, Stedelijk di Amsterdam, per
citarne solo alcuni.
«A Jagoda Buić e alla sua arte mi legano, tra l’altro, anni di
emigrazione trascorsi tra “asilo ed esilio”». E, ancora, ricorda
Matvejević «Ci incontravamo per tutta l’Italia e Francia, specie a
Parigi e Venezia, in diverse città europee, nella Jugoslavia che
crollava davanti ai nostri occhi pieni di miseria. Più volte visitavamo
anche Trieste.
Cercavamo di scoprire la sua straordinarietà: quello che il nostro
amico Claudio Magris chiama “un’identità di frontiera”. Sono lieto che
la mostra di Jagoda Buić sia presentata a Trieste, in questa città, dove
soffia la stessa “bora“ come nella Dalmazia, nella sua Spalato nativa».
Come spiega Miroslav Gašparović, direttore del MUO di Zagabria «la
mostra al Museo Revoltella di Trieste è la prima presentazione completa
di questa grande artista croata di fama mondiale al pubblico italiano.
La mostra include tutti i segmenti del suo lavoro: arte tessile, arazzi,
sartoria teatrale, scenografia, video, fino alle opere di carta fatte
negli ultimi anni che assumono, indubbiamente, accanto al lavoro
teatrale e all’arazzo, un posto speciale nell’insieme della sua opera».
L’itinerario della mostra si svolge e si intreccia negli spazi del V° e
del VI° piano del Museo Revoltella dove una serie di grandiose
installazioni ambientali “tessili” si alternano alle opere costruite in
carta. Il profondo legame dell’artista con il teatro risulta evidente
dall’effetto scenografico che riesce ad ottenere attraverso la
disposizione dei suoi lavori: figure, colonne, volumi, pannelli, forme
spesso ispirate al mare che, sempre, dialogano o interagiscono
drammaticamente con lo spazio che le accoglie. Nelle opere tessili della
Buić realizzate con materiali unici quali gomene, crine, iuta, lino,
trecce, filacci si ritrovano, intatte, la forza e la “sapienza” della
sua terra di mare, aspra e tormentata, ricca di storia e di bellezza.
A testimoniare – come afferma Gillo Dorfles – «la capacità della Buić
di trasformare ogni suo progetto inventivo in una nuova formatività
tridimensionale» sono gli arazzi e le installazioni ambientali come
Frondeggiare Nero o Ambiente Nero (Grand Prix alla Biennale di San Paolo
nel 1975). In mostra le creazioni di Jagoda Buić che Dorfles definisce
“vere e proprie sculture”, dialogano con le recenti composizioni del
ciclo Carta Canta e con gli ultimi e inediti collage. Qui la materia
carta assume forme e consistenze imprevedibili, in una sequenza di
grande suggestione. Nuvola e Vento, Paesaggio Nero e Paesaggio Bianco
rappresentano trasposizioni visuali dei legami primordiali su una mappa,
Uccello Nero e Uccelli Scappati delineano l’energia del volo, il
movimento, la fuga; Vele e Camicia Bianca puntano sull’oggettività
elevata fino a un simbolo. «... Mi pare che nella prima serie di
collages Jagoda Buić sia stata più propensa a soluzioni sontuose,
rapporti cromatici più ricchi, più elementi strutturali, e che le
soluzioni nuove dimostrino sobrietà, concisione. La gamma di
composizioni e colori, tagli e spunti, angoli e curve, pieghe e
asprezze, davvero crea effetti melodiosi o armoniosi, mai perdendo,
naturalmente, la qualità della credibilità ottica e dell’evocazione
tattile. Se finora Jagoda Buić era stata caratterizzata da
un’immaginazione lirica e da un senso di contrasti drammatici, nel suo
lavoro con la carta si è potuta abbandonare più liberamente a giochi
creativi ed evocazioni poetiche di esperienze, stati, memorie » commenta
Tonko Maroević nel suo intervento in catalogo. Il percorso espositivo è
completato da disegni, bozzetti e costumi che l’artista ha realizzato
per la messa in scena di rappresentazioni teatrali passate alla storia
quali, ad esempio, il Riccardo III del 1997 al Teatro Gravella di
Zagabria, Amleto del 1974 a Dubrovnik, il Re Lear del 1901 nell’isola di
Brioni. Una citazione a parte merita il bellissimo video del 1983 Sole,
sabbia, suono – realizzato in Florida – che, sempreMaroević, descrive
come «un impianto nello spazio aperto… sulla sabbia di una grande
spiaggia aveva lasciato che il vento gonfiasse e mettesse in moto un
lungo “tubo” di plastica di un intensa bianchezza e trasparenza che il
vento poi muoveva aleatoriamente, alzava e ribassava in maniera dinamica
in diverse direzioni. La videoregistrazione testimonia l’effetto quasi
percussorio dell’opera, una realizzazione che entra nel rapporto più
diretto con il vento e la luce». «Davanti ai lavori di Jagoda Buić si
dovrebbe passare lentamente, come davanti ai “Quadri di una esposizione”
di Mussorgsky». Perché – come ha scritto Predrag Matvejević «una sorta
di musica li lega tra loro, che permette e, a tratti, impone di
fermarsi».
Ma le opere della Buić non si fermano e, dopo i grandi musei del mondo,
a Trieste trovano un palcoscenico che si fa “Theatrum mundi”.
Nessun commento:
Posta un commento