
Fortunatamente ci sono canali alternativi per comunicare la verità dei fatti.
Vale la pena allora "rispolverare" un intervento di dieci anni (conferenza tenuta dalla direttrice Maria Masau Dan il 17 aprile 2003 su invito del Rotary Club) fa sulle donazioni ricevute dal museo nel decennio 1993-2003.
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"LO SVILUPPO DEL MUSEO REVOLTELLA NELL'ULTIMO DECENNIO"
La crescita
delle collezioni del Museo Revoltella nei suoi centotrenta anni di storia è
stata caratterizzata da un considerevole aumento del numero delle opere (il lascito
del fondatore, nel 1869, comprendeva appena un centinaio di pezzi) che sono
arrivate, oggi, a quattromila unità con un incremento medio di una trentina di
opere all’anno, ma soprattutto da un significativo aumento di valore del
patrimonio dovuto al fatto che nella politica degli acquisti si è tenuto conto
certamente dei contenuti culturali ma anche dell’importanza dell’investimento.
Se al momento
della fondazione il valore dell’immobile lasciato dal barone Revoltella era di
gran lunga superiore a quello dei dipinti, delle sculture e degli arredi che vi
erano conservati, oggi si può dire, tenendo presente che i palazzi sono tre e
sviluppano una superficie di 8000 mq, il valore del contenuto e del contenitore
sono pressoché equivalenti.Naturalmente queste considerazioni si devono fare sempre in subordine alle valutazioni delle potenzialità culturali del patrimonio d’arte custodito nel museo, in cui vi sono moltissimi oggetti che non hanno che un minimo valore commerciale, ma sono importanti tasselli per la conoscenza del passato.
Che per ingrandire un museo siano indispensabili risorse finanziarie adeguate, del resto, lo aveva capito lo stesso barone Revoltella, il quale aveva provveduto a integrare il lascito immobiliare con una dotazione finanziaria di 100.000 fiorini che, opportunamente investiti, (come è poi avvenuto almeno fino al 1914), avrebbero consentito all’istituzione non solo di vivere ma anche di crescere attraverso gli acquisti giudicati interessanti o necessari dal Curatorio.
Dunque il rapporto tra l’importanza di un museo e le sue risorse finanziarie è molto stretto ed è doveroso in ogni caso, da parte di chi gestisce una struttura di questo tipo – soprattutto un istituto come il Revoltella che si occupa di una materia decisamente legata all’andamento del mercato e non di oggetti in cui prevale il valore simbolico, come i reperti archeologici, ad esempio – tenga sempre conto del fatto che gli acquisti, quando è possibile, devono essere anche dei buoni investimenti. Può sembrare un’osservazione superflua, ma non lo è se si conosce il meccanismo assai delicato e complesso che regola i rapporti tra i musei pubblici e il mercato dell’arte che non di rado vede nell’acquirente pubblico un cliente molto più “facile” e una prospettiva di guadagno più interessante. Fortunatamente, però, lo sviluppo di un museo d’arte moderna avviene anche, e in larga misura, attraverso le donazioni, che nel caso del Museo Revoltella rappresentano più della metà delle acquisizioni fatte nel corso della storia e che hanno svolto una funzione molto importante, cioè quella di legare il museo al tessuto sociale cittadino diventandone uno specchio molto fedele e prestigioso.
Molte collezioni private ottocentesche e di epoche più recenti hanno fatto confluire nel grande patrimonio del museo più di 1500 opere e hanno permesso, non solo di documentare artisti e scuole importanti , ma anche di creare un’ampia base di materiali che consente di istituire significativi confronti e condurre ricerche molto proficue sui periodi che ci interessano.
Ne è ben consapevole l’Università di Trieste che ha affidato moltissime tesi di laurea sull’Ottocento e sul Novecento contando proprio sulla vastità e sulla varietà della collezione del Museo Revoltella.

Le possibilità di fare degli acquisti sono diminuite, comunque, anche a causa della lievitazione dei prezzi dell’arte contemporanea, in particolare di quegli artisti degli anni Ottanta e Novanta che sarebbe necessario oggi rappresentare nella collezione per continuare il percorso del Novecento, interrottosi purtroppo all’inizio degli anni Settanta.
In attesa di ritrovare il giusto equilibrio tra sviluppo del museo e attività di valorizzazione, le donazioni che sono pervenute negli anni scorsi hanno comunque permesso al museo di crescere e di acquisire pezzi che si sono inseriti perfettamente nel percorso museale aumentando considerevolmente il valore complessivo delle raccolte. La provenienza delle donazioni è piuttosto varia. In alcuni casi è continuata una specie di tradizione di famiglia, come in quello della famiglia Hausbrandt, cominciata con l’iniziativa di Roberto Hausbrandt che nel 1958 ha donato un’eccezionale collezione di più di cinquanta autoritratti, aggiungendo qualche altro pezzo nei primi anni Novanta, e continuata fino ad ora dai figli, che proprio qualche mese fa hanno donato al museo un bellissimo Autoritratto di Leonor Fini.

Ma la donazione più singolare e, per certi versi, più importante, di questa nuova fase storica del Museo Revoltella è la donazione di Giulio Kurlaender, imprenditore triestino che ha destinato 500 milioni al museo affinché potesse acquisire opere di artisti triestini o in qualche modo legati a Trieste. Questa somma è stata quasi totalmente impegnata ed è servita ad assicurare alla collezione del museo opere veramente importanti in cui figurano quasi tutti gli artisti più rappresentativi di questa realtà: Tominz, dell’Acqua, Rietti, Fittke, Marussig, Bolaffio, Fonda, Sbisà, Hermann Lamb, Cambon, Dudovich, Spazzapan, Croatto, Rosignano.Da ultimo è importante ricordare anche che il Rotary Club di Trieste nel 1996 ha donato una scultura di Antonio Guacci in occasione della mostra antologica dedicatagli dal museo.
Maria Masau Dan
Direttore del Museo Revoltella
Trieste, 17
aprile 2003
nelle foto: F. Palizzi, La pastorella, donazione Bois de Chesne; Leonor Fini, Autoritratto (Le chapeau rouge), dono Hausbrandt; Bruno Croatto, Ritratto di Delia Benco, dono Marta Gruber; Luigi Spazzapan, Ritratto di Oscar Brunner, dono Kurlaender.
nelle foto: F. Palizzi, La pastorella, donazione Bois de Chesne; Leonor Fini, Autoritratto (Le chapeau rouge), dono Hausbrandt; Bruno Croatto, Ritratto di Delia Benco, dono Marta Gruber; Luigi Spazzapan, Ritratto di Oscar Brunner, dono Kurlaender.
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