All’inizio eravamo tutti piuttosto sorpresi. La scelta del nuovo Sindaco Roberto Cosolini di affidare la delega della cultura al presidente della Comunità ebraica era decisamente coraggiosa, anche per il tipo di persona che era Mariani, un uomo pacato e accomodante, lontano dai modi e dalle regole della politica. >>>
Ci trovavamo di fronte per la prima volta a un assessore estraneo ai partiti e dai comportamenti abbastanza inediti, refrattario al solito “copione” o gioco delle parti. Nessun autoritarismo, nessun rituale, nessuna supponenza, ma piuttosto ascolto e rispetto, dialogo alla pari. Col passare delle settimane, dopo l’iniziale disorientamento, ci siamo abituati alla novità e abbiamo cominciato a capire che lo “smontaggio” delle regole nei rapporti fra assessorato e uffici poteva essere la strada giusta per fare rivivere le istituzioni e fare tornare la speranza agli addetti ai lavori e al pubblico.
Eravamo reduci da un periodo abbastanza oscuro in cui ai musei civici e alla biblioteca Hortis erano stati sottratti diritti storici, l’autonomia e la direzione scientifica in nome di una ristrutturazione e unificazione tanto ottusa quanto inutile decisa dall’amministrazione Dipiazza. Per non parlare delle censure e dell’ostracismo a cui erano stati condannati per un decennio studiosi e intellettuali di valore anche solo “sospettati” di simpatie di sinistra.
Inaugurazione della mostra di V. Bolaffio al Museo Revoltella |
Non era facile, anche perché all’inizio si è trovato a sbarrargli la strada, magari dietro i sorrisi, un apparato molto burocratizzato e poco flessibile. Molti suoi tentativi di aprire qualche breccia nelle resistenze della dirigenza sono andati a vuoto. Allo stesso tempo è stato preso d’assalto dalla folla vasta e variopinta dell’associazionismo culturale privato, che lo ha sommerso di proposte, idee, richieste di contributi, di collaborazione, di spazi, qualcuna interessante ma, nella gran parte, sicuramente no.
Ha cercato di gestire questa pressione sempre con cortesia, con attenzione, con riguardo per il lavoro di tutti, ma rendendosi conto che una politica culturale finalizzata al rilancio di Trieste doveva passare per i rapporti internazionali non per i piccoli eventi destinati a cerchie locali.
Andrea Mariani in sopralluogo sulla terrazza del Museo Revoltella |
Negli otto mesi del suo assessorato non sono mancate anche le divergenze di idee, le discussioni, proprio per quella franchezza a cui Mariani aveva improntato i rapporti. E il suo essere poco politico e magari troppo fiducioso verso qualcuno che non meritava affatto la sua fiducia, qualche volta ha creato anche a noi dei problemi, ma era sempre disposto a parlarne e a cambiare idea. Forse una personalità come la sua è arrivata nel momento sbagliato, quando la mancanza di risorse costringe a sacrificare i progetti di ampio respiro e a fare i conti con la realtà.
Il ricordo che ci ha lasciato, però, non è quello di una parentesi, ma di una fase di rinnovamento, di stimolo a rimettere in discussione le nostre abitudini e le nostre convinzioni, a ritrovare nel nostro lavoro non solo gli obiettivi di efficienza e di produttività, ma anche i valori umani e ideali che troppo spesso si perdono.
Maria Masau Dan
direttore del Museo Revoltella
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