sabato 2 marzo 2013

Ricordo dell'assessore Andrea Mariani

 Andrea Mariani è stato il nostro assessore alla cultura dal mese di giugno 2011 a marzo 2012. Un assessorato breve ma importante per diversi motivi, e oggi che la sua improvvisa scomparsa ci fa inevitabilmente pensare a lui, con sincera tristezza e profonda pietà per un destino ingiusto che lo ha portato via ancora giovane,  ci sembra doveroso tornare su quei mesi intensi e difficili.
All’inizio eravamo tutti piuttosto sorpresi. La scelta del nuovo Sindaco Roberto Cosolini di affidare la delega della cultura al presidente della Comunità ebraica era decisamente coraggiosa, anche per il tipo di persona che era Mariani, un uomo pacato e accomodante, lontano dai modi e dalle regole della politica. >>>
Ci trovavamo di fronte per la prima volta a un assessore estraneo ai partiti e dai comportamenti abbastanza inediti, refrattario al solito “copione” o gioco delle parti. Nessun autoritarismo, nessun rituale, nessuna supponenza, ma piuttosto ascolto e rispetto, dialogo alla pari. Col passare delle settimane, dopo l’iniziale disorientamento,  ci siamo abituati alla novità e abbiamo cominciato a capire che lo “smontaggio” delle regole nei rapporti fra assessorato e uffici poteva essere la strada giusta per fare rivivere le istituzioni e fare tornare la speranza agli addetti ai lavori e al pubblico.
Eravamo reduci da un periodo abbastanza oscuro in cui ai musei civici e alla biblioteca Hortis erano stati sottratti diritti storici, l’autonomia e la direzione scientifica in nome di una ristrutturazione e unificazione tanto ottusa quanto inutile decisa dall’amministrazione Dipiazza. Per non parlare delle censure e dell’ostracismo a cui erano stati condannati per un decennio studiosi e intellettuali di valore anche solo “sospettati” di simpatie di sinistra.
Inaugurazione della mostra di V. Bolaffio al Museo Revoltella
Mariani si è trovato a dovere ricostruire i rapporti fra l’assessorato e intere categorie, tra cui ad esempio il mondo dell’arte contemporanea, gli storici del Novecento e  l’ambiente culturale sloveno.
Non era facile, anche perché all’inizio si è trovato a sbarrargli la strada, magari dietro i sorrisi,  un apparato molto burocratizzato e poco flessibile. Molti suoi tentativi di aprire qualche breccia nelle resistenze della dirigenza sono andati a vuoto.  Allo stesso tempo è stato preso d’assalto dalla folla vasta e variopinta dell’associazionismo culturale privato, che lo ha sommerso di proposte, idee, richieste di contributi, di collaborazione, di spazi, qualcuna interessante ma, nella gran parte, sicuramente no.
Ha cercato di gestire questa pressione sempre con cortesia, con attenzione, con riguardo per il lavoro di tutti, ma rendendosi conto che una politica culturale finalizzata al rilancio di Trieste doveva passare per i rapporti internazionali non per i piccoli eventi destinati  a cerchie locali.

Andrea Mariani in sopralluogo sulla terrazza del Museo Revoltella
Personalmente l’ho capito quando ho avuto modo di accompagnarlo, il 10 novembre 2011, in una visita ufficiale al Comune di Lubiana, dove ha incontrato l’assessore alla cultura della città, Uroš Grilc (foto n. 1) e il suo staff. Mariani, già conosciuto a Lubiana per i suoi rapporti con la Comunità ebraica, è stato accolto con molto calore e fiducia e ha saputo delineare assieme al collega un piano di collaborazione molto articolato fra le due città, basato sulla concretezza ma anche su una visione comune del valore della cultura. In quell’occasione da parte delle autorità slovene è stato sottolineato come fosse la prima volta che un autorevole esponente della città di Trieste veniva a proporre seriamente un rapporto di collaborazione culturale. Insomma un incontro storico. La nostra giornata è proseguita con una serie di visite ai musei, alla Narodna Galerija, al Cankariev Dom e alla Biennale internazionale di grafica. Mariani era molto interessato all’arte contemporanea e lo ha dimostrato sostenendo (non senza problemi di tutti i tipi, compresa qualche inutile polemica), la bella mostra curata da Marco Puntin “Il fuoco della natura” aperta nello spazio della Pescheria proprio pochi giorni prima delle sue dimissioni, a febbraio del 2012. Ma era intenzionato a sostenere anche i musei, voleva valorizzare l’opera di Carlo Scarpa al Revoltella, inserire la Risiera di San Sabba nel circuito internazionale degli studi ebraici, utilizzare le sue relazioni internazionali per portare a Trieste grandi eventi e finanziamenti.
Negli otto mesi del suo assessorato non sono mancate anche le divergenze di idee, le discussioni, proprio per quella franchezza a cui Mariani aveva improntato i rapporti. E il suo essere poco politico e magari troppo fiducioso verso qualcuno che non meritava affatto la sua fiducia, qualche volta ha creato anche a noi dei problemi, ma era sempre disposto a parlarne e a cambiare idea. Forse una personalità come la sua è arrivata nel momento sbagliato, quando la mancanza di risorse costringe a sacrificare i progetti di ampio respiro e a fare i conti con la realtà.
Il ricordo che ci ha lasciato, però, non è quello di una parentesi, ma di una fase di rinnovamento, di stimolo a rimettere in discussione le nostre abitudini e le nostre convinzioni, a ritrovare nel nostro lavoro non solo gli obiettivi di efficienza e di produttività, ma anche i valori umani e ideali che troppo spesso si perdono.

Maria Masau Dan
direttore del Museo Revoltella

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