domenica 19 maggio 2013

Storia delle donazioni al Museo Revoltella.1993-2003


Il Museo Revoltella è stato oggetto, negli ultimi tempi, di qualche intervento polemico sul quotidiano "Il Piccolo" a proposito di un presunto disinteresse dell'istituzione nei confronti di alcune opere proposte in dono. Sono state scritte molte inesattezze, senza che sia stato possibile replicare sul giornale con l'ampiezza che certe accuse, del tutto infondate, meriterebbero.
Fortunatamente ci sono canali alternativi per comunicare la verità dei fatti.
Vale la pena allora "rispolverare" un intervento di dieci anni  (conferenza tenuta dalla direttrice Maria Masau Dan il 17 aprile 2003 su invito del Rotary Club)  fa sulle donazioni ricevute dal museo nel decennio 1993-2003.
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"LO SVILUPPO DEL MUSEO REVOLTELLA NELL'ULTIMO DECENNIO"
La crescita delle collezioni del Museo Revoltella nei suoi centotrenta anni di storia è stata caratterizzata da un considerevole aumento del numero delle opere (il lascito del fondatore, nel 1869, comprendeva appena un centinaio di pezzi) che sono arrivate, oggi, a quattromila unità con un incremento medio di una trentina di opere all’anno, ma soprattutto da un significativo aumento di valore del patrimonio dovuto al fatto che nella politica degli acquisti si è tenuto conto certamente dei contenuti culturali ma anche dell’importanza dell’investimento.
Se al momento della fondazione il valore dell’immobile lasciato dal barone Revoltella era di gran lunga superiore a quello dei dipinti, delle sculture e degli arredi che vi erano conservati, oggi si può dire, tenendo presente che i palazzi sono tre e sviluppano una superficie di 8000 mq, il valore del contenuto e del contenitore sono pressoché equivalenti.
Naturalmente queste considerazioni si devono fare sempre in subordine alle valutazioni delle potenzialità culturali del patrimonio d’arte custodito nel museo, in cui vi sono moltissimi oggetti che non hanno che un minimo valore commerciale, ma sono importanti tasselli per la conoscenza del passato.
Che per ingrandire un museo siano indispensabili risorse finanziarie adeguate, del resto, lo aveva capito lo stesso barone Revoltella, il quale aveva provveduto a integrare il lascito immobiliare con una dotazione finanziaria di 100.000 fiorini che, opportunamente investiti, (come è poi avvenuto almeno fino al 1914), avrebbero consentito all’istituzione non solo di vivere ma anche di crescere attraverso gli acquisti giudicati interessanti o necessari dal Curatorio.
Dunque il rapporto tra l’importanza di un museo e le sue risorse finanziarie è molto stretto ed è doveroso in ogni caso, da parte di chi gestisce una struttura di questo tipo  – soprattutto un istituto come il Revoltella che si occupa di una materia decisamente legata all’andamento del mercato e non di oggetti in cui prevale il valore simbolico, come i reperti archeologici, ad esempio – tenga sempre conto del fatto che gli acquisti, quando è possibile, devono essere anche dei buoni investimenti. Può sembrare un’osservazione superflua, ma non lo è se si conosce il meccanismo assai delicato e complesso che regola i rapporti tra i musei pubblici e il mercato dell’arte che non di rado vede nell’acquirente pubblico un cliente molto più “facile” e una prospettiva di guadagno più interessante. Fortunatamente, però, lo sviluppo di un museo d’arte moderna avviene anche, e in larga misura, attraverso le donazioni, che nel caso del Museo Revoltella rappresentano più della metà delle acquisizioni fatte nel corso della storia e che hanno svolto una funzione molto importante, cioè quella di legare il museo al tessuto sociale cittadino diventandone uno specchio molto fedele e prestigioso.
Molte collezioni private ottocentesche e di epoche più recenti hanno fatto confluire nel grande patrimonio del museo più di 1500 opere e hanno permesso, non solo di documentare artisti e scuole importanti , ma anche di creare un’ampia base di materiali che consente di istituire significativi confronti e condurre ricerche molto proficue sui periodi che ci interessano.
Ne è ben consapevole l’Università di Trieste che ha affidato moltissime tesi di laurea sull’Ottocento e sul Novecento contando proprio sulla vastità e sulla varietà della collezione del Museo Revoltella.
Le donazioni hanno avuto un’importanza eccezionale soprattutto nell’ultimo decennio, quando – dopo la riapertura seguita alla lunga chiusura per ristrutturazione – è iniziato un nuovo corso, che ha visto diminuire  le risorse finanziarie per gli acquisti e aumentare quelle destinate all’organizzazione delle mostre temporanee.
Le possibilità di fare degli acquisti sono diminuite, comunque, anche a causa della lievitazione dei prezzi dell’arte contemporanea, in particolare di quegli artisti degli anni Ottanta e Novanta che sarebbe necessario oggi rappresentare nella collezione per continuare il percorso del Novecento, interrottosi purtroppo all’inizio degli anni Settanta.
In attesa di ritrovare il giusto equilibrio tra sviluppo del museo e attività di valorizzazione, le donazioni che sono pervenute negli anni scorsi hanno comunque permesso al museo di crescere e di acquisire pezzi che si sono inseriti perfettamente nel percorso museale aumentando considerevolmente il valore complessivo delle raccolte. La provenienza delle donazioni è piuttosto varia. In alcuni casi è continuata una specie di tradizione di famiglia, come in quello della famiglia Hausbrandt, cominciata con l’iniziativa di Roberto Hausbrandt che nel 1958 ha donato un’eccezionale collezione di più di cinquanta autoritratti, aggiungendo qualche altro pezzo nei primi anni Novanta, e continuata fino ad ora dai figli, che proprio qualche mese fa hanno donato al museo un bellissimo Autoritratto di Leonor Fini.
Un’altra eredità, diciamo così, familiare è quella che è stata trasmessa da Marta Gruber, che ha donato un cospicuo numero di dipinti, disegni e stampe appartenuti a suo nonno Silvio Benco,  e poi passati alla figlia e alle nipoti. Un dono inaspettato è stato quello della signora Nelly Bois de Chesne che ha nominato anche il Museo Revoltella erede delle sue proprietà lasciando una serie di dipinti dell’Ottocento di straordinario pregio, tra cui pezzi molto belli di Filippo Palizzi e Domenico Induno. E’ molto importante, naturalmente, proprio per quella funzione di collegamento con la società cittadina, ricevere in dono opere che hanno un particolare significato nella storia di una famiglia. Ne è un esempio il bellissimo ritratto dell’architetto Fogolin di Bruno Croatto, pervenuto per testamento dalla figlia Giuliana o il nucleo di opere di Nino Perizi donato da sua figlia poco dopo la scomparsa dell’artista, nel 1994. Molto frequenti sono le donazioni degli artisti stessi: Edo Murtic, Ennio Cervi sono le ultime in ordine di tempo. Altrettanto significativo è per un museo sentire vicino il mondo dei collezionisti, percepire in loro un interesse per l’arte che va oltre il senso di proprietà e che li fa sentire solidali con le istituzioni nel perseguire il dovere di raccogliere e trasmettere al futuro le testimonianze culturali. Si possono citare i casi di Lucio Rocco e di Annamaria Luciani, dai quali qualche anno fa sono stati donati dipinti di Craglietto e di Sormani o quello del dott. Flavio Tossi studioso e collezionista di Cesare dell’Acqua che ha donato un bellissimo autoritratto dell’artista.
Ma la donazione più singolare e, per certi versi, più importante, di questa nuova fase storica del Museo Revoltella è la donazione di Giulio Kurlaender, imprenditore triestino che ha destinato 500 milioni al museo affinché potesse acquisire opere di artisti triestini o in qualche modo legati a Trieste. Questa somma è stata quasi totalmente impegnata ed è servita ad assicurare alla collezione del museo opere veramente importanti in cui figurano quasi tutti gli artisti più rappresentativi di questa realtà: Tominz, dell’Acqua, Rietti, Fittke, Marussig, Bolaffio, Fonda, Sbisà, Hermann Lamb, Cambon, Dudovich, Spazzapan,  Croatto, Rosignano.Da ultimo è importante ricordare anche che il Rotary Club di Trieste nel 1996 ha donato una scultura di Antonio Guacci in occasione della mostra antologica dedicatagli dal museo.
 
Maria Masau Dan
Direttore del Museo Revoltella

Trieste, 17 aprile 2003

nelle foto: F. Palizzi, La pastorella, donazione Bois de Chesne; Leonor Fini, Autoritratto (Le chapeau rouge), dono Hausbrandt; Bruno Croatto, Ritratto di Delia Benco, dono Marta Gruber; Luigi Spazzapan, Ritratto di Oscar Brunner, dono Kurlaender.

 

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